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Autodromo Enzo e Dino Ferrari

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L'autodromo Enzo e Dino Ferrari, comunemente noto come autodromo di Imola, è un circuito automobilistico situato nel comune di Imola, nella città metropolitana di Bologna. Inaugurato nel 1953, ai suoi albori era ufficialmente denominato Prototipo CONI, seppur noto principalmente come circuito del Santerno, titolazione questa che colloquialmente tuttora mantiene. Nel 1970 assunse il nome di autodromo Dino Ferrari in memoria dello scomparso figlio di Enzo Ferrari; alla successiva morte del Drake nel 1988, il suo nome venne affiancato a quello del figlio portando il circuito imolese all'odierna denominazione. Deve la sua iniziale notorietà al motociclismo, in particolare con la 200 Miglia di Imola disputatasi tra il 1972 e il 1985. Per quanto riguarda il Motomondiale, ha ospitato sette edizioni del Gran Premio delle Nazioni tra il 1969 e il 1988, tutte le quattro edizioni del Gran Premio Città di Imola dal 1996 al 1999, e due edizioni del Gran Premio di San Marino nel 1981 e nel 1983. Dal 2001 ospita pressoché stabilmente la tappa italiana del campionato mondiale Superbike. Per quanto concerne l'automobilismo, dopo gli esordi legati prettamente all'endurance, dal 1979 il circuito si è aperto alla Formula 1 in occasione del Gran Premio Dino Ferrari. Relativamente alla massima serie automobilistica ha ospitato il Gran Premio d'Italia nel 1980, tutte le ventisei edizioni del Gran Premio di San Marino dal 1981 al 2006, e due edizioni del Gran Premio dell'Emilia-Romagna tra il 2020 e il 2021.[2][3] È inoltre sede di altre corse di caratura internazionale per vetture monoposto, turismo e GT. È uno dei pochi tracciati in cui si corre in senso antiorario. Il record assoluto del circuito è di 1'13"609 stabilito da Valtteri Bottas su Mercedes nelle qualifiche del Gran Premio dell'Emilia-Romagna 2020.[4] Dal 30 giugno 2013 l'autodromo ospita il Museo "Checco Costa"; nell'esposizione sono raccolti documenti, immagini e mezzi che raccontano la storia dell'autodromo. Fondazione «In una notte dell'estate del 1947 questo gruppo di pionieri, camminando nel viale delle Acque Minerali,[5] una stradina che congiungeva le Acque Minerali al ponte sul Santerno, disegnò un piccolo circuito: via dei Colli, raccordo dalla Tosa alla Piratella, viale delle Acque Minerali.» (Ricordo di Claudio Costa, figlio di Checco) Nel 1946 fu redatto dal Comune d'Imola un progetto per la costruzione di una strada in destra del fiume Santerno, di congiunzione dei due ponti esistenti sul corso d'acqua: quello della via Emilia e quello di viale Dante. Alfredo Campagnoli, giovane geometra dell'ufficio tecnico comunale, parlò di questo progetto con alcuni amici. Sembrò concretizzarsi l'idea di costruire un circuito sulle pendici di Imola, al di là del Santerno, nella zona di monte Castellaccio. L'anno dopo i promotori, ovvero il succitato Campagnoli insieme a Tonino Noè, Ugo Montevecchi e Graziano Golinelli,[6] proposero inizialmente un tracciato extra urbano di 3 800 m sul quale organizzare alcune gare all'anno, sia di motocross sia di velocità. A essi si aggiunsero Checco Costa, presidente del Moto Club Imolese, e Gualtiero Vighi, membro consigliere del Moto Club e valente pilota. In breve tempo fu costituita una società per la realizzazione e gestione del circuito. Il 25 novembre 1947 fu fondato l'Ente Sport e Turismo Imola (ESTI), nella forma societaria della cooperativa a responsabilità limitata; il 1º febbraio 1948 il ragioniere Tommaso Maffei Alberti ne divenne presidente, rimanendovi in carica ininterrottamente fino allo scioglimento dell'ente, avvenuto nel 1973. Maffei si rivolse a Enzo Ferrari, chiedendogli di interessarsi al circuito: il Drake si attivò presso i fratelli Maserati che parteciparono, insieme ad altri costruttori, a un sopralluogo nella zona in cui si sarebbe realizzato il tracciato.[7] Il 12 febbraio giunse a Imola Giovanni Canestrini, segretario generale dell'Automobile Club d'Italia, il quale si dichiarò favorevole alla realizzazione di un nuovo autodromo permanente: nell'Italia di allora, infatti, esisteva un solo circuito stabile, quello di Monza, mentre nel resto della penisola si organizzavano corse di velocità in circuiti provvisori su strade aperte al traffico. Avvenne così la trasformazione del circuito motociclistico in autodromo chiuso al traffico. Nel 1949 la lunghezza totale del tracciato fu portata a 5 000 m, in ottemperanza alle nuove norme internazionali. Il progetto definitivo venne approvato dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) il 27 ottobre dello stesso anno. Per le caratteristiche peculiari del tracciato, nel 1950 il CONI decise di costruire proprio a Imola il primo impianto permanente prototipo per gare motoristiche: da allora il tracciato fu denominato Prototipo CONI. Il 6 marzo 1950 fu dato l'inizio ufficiale ai lavori:[9] nei documenti dell'epoca il tracciato era chiamato circuito del Castellaccio. Il percorso, misto-veloce, misurava 5 017 m da percorrere in senso antiorario, e fu ricavato collegando tra loro strade già esistenti che si snodavano sulle colline prospicienti la città di Imola con tratti di strada nuovi. Da notare come, nei primi anni di attività del tracciato, queste strade continuarono a essere aperte alla circolazione; l'impianto fu trasformato in circuito permanente solo a metà degli anni 1960, epoca a cui risale la recinzione attuale. L'ESTI attivò una serie di convenzioni con il Comune, il CONI e la Banca Nazionale del Lavoro, riuscendo a raccogliere la cifra necessaria per finanziare i lavori: 40 milioni di lire al tasso del 3%. Il finanziamento, a fondo perduto, aveva un durata di 23 mesi (gennaio 1948-novembre 1949). L'ESTI ottenne la gestione dell'impianto per 29 anni. Anni 1950 La posa della prima pietra del circuito imolese avvenne il 22 marzo 1950. Dopo poco più di due anni, e 150 000 ore di lavoro, fu effettuato il primo collaudo: nella giornata del 19 ottobre 1952 il campione di motociclismo Umberto Masetti percorse il circuito con la sua Gilera. In quell'occasione furono effettuate anche prove di automobilismo: Enzo Ferrari fece provare una 340 Sport ai suoi piloti Alberto Ascari, Giannino Marzotto e Luigi Villoresi. L'inaugurazione ufficiale avvenne il 25 aprile 1953 con una gara motociclistica valevole per il campionato italiano delle classi 125 e 500, il Gran Premio CONI, e una gara nazionale per le classi fino a 250 cc, il Gran Premio Città di Imola.[10] Ad assistere all'evento giunsero 60 000 persone da tutta Italia.[11] Il primo record della pista fu stabilito da Masetti e Milani con 2'07" (alla media di 142,211 km/h). Il circuito ebbe il suo battesimo internazionale il 25 aprile 1954 con la prima edizione della Coppa d'oro Shell, una gara motociclistica ideata da Checco Costa per le classi 250, 350 e 500, destinata a divenire la più importante competizione motociclistica internazionale degli anni 1950 e 1960, anche grazie a un montepremi assai elevato: la gara fu vinta da Masetti su Gilera, nella classe regina, e da Enrico Lorenzetti e Alano Montanari entrambi su Moto Guzzi, rispettivamente nelle classi 350 e 250. L'automobilismo fece il suo debutto a Imola due mesi dopo, il 20 giugno, con la Conchiglia d'oro Shell, manifestazione internazionale per vetture Sport di classe 2000:[12] davanti a un numeroso pubblico si sfidarono Ferrari e Maserati, con Umberto Maglioli primo su Ferrari 500 Mondial davanti a Ferruccio Musitelli e Luigi Musso su Maserati. Nel 1956 si disputò la terza edizione della Coppa d'oro, vinta dall'italiano Eugenio Castellotti su Osca. Nell'occasione la Shell invitò, oltre alle case italiane e tedesche, anche quelle inglesi: videro per la prima volta il circuito imolese campioni come Jack Brabham, Roy Salvadori, Colin Chapman e Cliff Allison, e fu anche la prima volta in riva al Santerno dei giornalisti delle testate specializzate inglesi. Per vedere l'edizione successiva della Coppa d'oro si dovette attendere il 1963, con il debutto della Formula 1 sul circuito imolese.[13] Il circuito era composto, all'epoca, da strade aperte al traffico; per raggiungere l'obiettivo di realizzare un autodromo permanente, dovettero trascorrere tutti gli anni 1950 e metà degli anni 1960. Le cause furono principalmente due: il ritardo nel realizzare le opere che avrebbero escluso il tracciato dalla viabilità ordinaria, e i ricorsi dei privati, contrari all'esproprio dei loro terreni destinati ad ospitare gli impianti fissi (tribune e box). Durante questo periodo il circuito fu sottoutilizzato: le gare disputate all'anno furono poche, così come poche furono anche le giornate annuali d'affitto del tracciato alle case costruttrici per i collaudi dei loro prototipi.[14] Anni 1960 e 1970 Il 21 aprile 1963 per la prima volta l'impianto imolese ospitò una gara di Formula 1, seppur non valida per il campionato mondiale, vinta da Jim Clark su Lotus 25. Ciò nonostante, la massima categoria automobilistica non sarebbe tornata a correre dalle parti del Santerno per molti anni a venire. Nel biennio 1965-1966 furono finalmente realizzate le tribune e i box. Il 23 gennaio 1965 Enzo Ferrari, venuto all'autodromo per una cerimonia di premiazione, dichiarò: «l'autodromo di Imola, per le sue caratteristiche, consistenti in difficoltà per le macchine e per i piloti, è il circuito più interessante d'Italia. La possibilità di poterne disporre completamente potrebbe essere di valido aiuto alla soluzione dei problemi delle case automobilistiche che si dedicano alla preparazione di macchine da corsa».[15] Nel 1969 Imola ospitò per la prima volta una gara valevole per il Campionato del mondo di motociclismo, il Gran Premio delle Nazioni: vinsero Paul Lodewijkx su Jamathi (50 cc); Dave Simmonds su Kawasaki (125 cc); Phil Read su Yamaha (250 e 350 cc); e Alberto Pagani su LinTo (500 cc). L'esperienza non fu coronata dallo sperato successo di pubblico (anche per la concomitanza del Gran Premio d'Italia di Formula 1 che si tenne a Monza), per cui fu ripetuta solo quattro anni dopo. L'8 settembre 1970 la vecchia denominazione di Prototipo CONI lasciò il posto a quella di autodromo Dino Ferrari, in memoria del figlio di Enzo prematuramente scomparso negli anni 1950.[16] Due anni dopo, importanti lavori vennero realizzati nella zona del traguardo, con la costruzione della Variante Bassa per rallentare le percorrenze nel rettilineo dei box. Un'altra, la Variante Alta, venne creata nello stesso periodo per spezzare il tratto che scollinava verso le curve della Rivazza. Evoluzione del tracciato L'autodromo entrò nei calendari di molte categorie automobilistiche e motociclistiche, soprattutto per quel che riguarda le gare endurance, con la 1000 Chilometri automobilistica e la 200 Miglia motociclistica, quest'ultima una competizione omonima della celebre gara di Daytona: la prima edizione si svolse nel 1972 e vide il successo di Paul Smart su Ducati, davanti a un pubblico di oltre 70 000 spettatori, mentre l'ultima si disputò nel 1985 e fu vinta da Eddie Lawson su Yamaha. Frattanto nel 1973 l'ESTI venne messa in liquidazione. La gestione del circuito venne quindi rilevata da una società per azioni che si costituì per l'occasione, la Società Allestimento Gestione Impianti Sportivi (SAGIS). Successivamente, la direzione dell'autodromo riallacciò i contatti con la Formula 1 per ospitare una gara titolata. Dopo diversi sopralluoghi da parte dell'allora Formula One Constructors Association (FOCA) e dei piloti, ulteriori modifiche vennero realizzate per ampliare le vie di fuga; laddove ciò non fosse stato possibile, il disegno del tracciato fu modificato, come nel caso della chicane inserita nella curva delle Acque Minerali. L'arrivo della Formula 1 Nella seconda metà degli anni 1970, direttore sportivo della Ferrari era l'ingegnere torinese Roberto Nosetto.[18] Questi, nel 1979, fu inviato da Enzo Ferrari a Imola: il Drake desiderava fortemente che il circuito intitolato al figlio Dino ospitasse le gare di Formula 1, pertanto incaricò di migliorarne le strutture. Nosetto ridisegnò il corpo box, progettò la storica Torre Marlboro (che sostituì la vecchia Torre Renault) e le nuove tribune, e fece rifare l'asfalto della pista.[19] Nello stesso anno, con il completamento dell'impianto e l'eliminazione dei tratti utilizzati per la viabilità urbana, il circuito divenne permanente. Il 16 settembre 1979, con il Gran Premio Dino Ferrari, gara non titolata vinta da Niki Lauda su Brabham-Alfa Romeo, iniziò la nuova era della Formula 1 per Imola. Nosetto fu il direttore della struttura dal 1980 al 1989. Sotto la direzione dell'ingegnere, il 14 settembre 1980, l'autodromo ospitò la sua prima gara di Formula 1 valida per il titolo mondiale, il 51º Gran Premio d'Italia, in quell'occasione "strappato" a Monza e vinto da Nelson Piquet; dall'anno seguente, tornata la tappa italiana del mondiale sul circuito brianzolo, la pista imolese divenne sede del Gran Premio di San Marino. I due Gran Prix si disputarono in momenti diversi della stagione: Imola in primavera, mentre Monza veniva confermata nella tradizionale collocazione settembrina. A seguito della scomparsa di Enzo Ferrari, il 14 agosto 1988, al nome del figlio Dino venne affiancato quello del Drake nella titolazione dell'impianto. Nel 1994 è stato vissuto il Gran Premio più drammatico, con molti incidenti, due dei quali mortali. Venerdì 29 aprile, durante le prove, Rubens Barrichello si schianta alla Variante Bassa, ma nonostante il grave incidente riporta solo la rottura del setto nasale e l'incrinazione di una costola che lo costringono a saltare il resto della gara.[20] Sabato 30, l'ala anteriore della Simtek di Roland Ratzenberger si stacca e l'auto va a schiantarsi alla curva Villeneuve; il pilota muore, e si tratta della prima fatalità in Formula 1 dalla morte di Elio De Angelis nel 1986. Domenica 1º maggio, giorno della gara, allo spegnersi della luce verde la Benetton di JJ Lehto rimane ferma sullo schieramento e viene presa in pieno dalla Lotus di Pedro Lamy: i pezzi, tra cui una ruota, volano in tribuna centrale ferendo alcune persone tra il pubblico. Alla ripartenza passano 2 soli giri (7º giro) quando la Williams di Ayrton Senna esce dritta al Tamburello per la rottura del piantone dello sterzo e va a finire contro il muro: Senna viene trasportato all'ospedale di Bologna dove morirà poche ore dopo. Infine, ai box il panico è seminato da una ruota, staccatasi dalla Minardi di Michele Alboreto, che ferisce quattro meccanici. Dopo questa gara, il circuito ha subito nuove e radicali modifiche, in modo da renderlo più sicuro. La curva del Tamburello, teatro dell'incidente di Senna, è stata sostituita da una più lenta chicane, meno spettacolare ma più sicura, mentre il curvone dove picchiò Ratzenberger nelle qualifiche, denominato Villeneuve, è stato a sua volta modificato da un'ulteriore variante. Modificato anche il tratto denominato Acque Minerali, dove ora ci sono due pieghe veloci al posto della vecchia chicane più una via di fuga molto più ampia, le curve Rivazza, e la Variante Bassa, punto in cui Barrichello, come detto, rischiò la vita. Dopo i fasti della 200 Miglia e una pausa di otto anni (tra il 1988 e il 1995), le moto fanno ritorno a Imola nella stagione 1996 con il Gran Premio motociclistico Città di Imola, restandovi per quattro anni. Nel 2000 l'autodromo perde il Motomondiale. Al termine della stagione 2006 perde anche la Formula 1. La Formula One Management (FOM), la società di gestione del circus, annuncia che Imola non è entrata nel calendario 2007 e 2008. Nonostante l'esistenza di un contratto sino al 2009 per il Gran Premio sammarinese, il circuito viene estromesso in quanto i pesanti lavori di ammodernamento, richiesti dalla Federazione, non sarebbero stati completati in tempo utile per l'effettuazione del Gran Premio. Oltre alle questioni organizzative, ha il suo peso la volontà politica della FOM di non far disputare più di una corsa nello stesso Paese, oltre alla decisione di non considerare più l'Europa il baricentro della Formula 1. Il 19 novembre 2006 avviene lo storico abbattimento della zona box, troppo costosa da mantenere. È l'ultimo atto decisionale della SAGIS, la società che da ventotto anni gestiva l'autodromo, la quale nel febbraio 2007 dichiara il fallimento. Dalla riapertura (2008) a oggi Competizioni sportive Dopo la perdita della Formula 1, seguita a quella del Motomondiale risalente al 2000, sono iniziati i lavori di ricostruzione e ammodernamento che si sono protratti per tutto il 2007. L'area dei box è stata totalmente ricostruita; l'unico manufatto sopravvissuto è la storica ed ex Torre Marlboro (negli anni seguenti via via rinominata a seconda dello sponsor). I lavori di modifica al tracciato, eseguiti sotto la direzione dell'architetto Hermann Tilke, hanno portato principalmente all'eliminazione della Variante Bassa riconfigurando di conseguenza l'intero layout di quella zona della pista: tra la Rivazza e il Tamburello c'è ora una sequenza di quattro rettifili raccordati tra loro da tre veloci semicurve. Il 3 e il 4 maggio 2008 si è tenuta l'inaugurazione del rinnovato circuito.[21] La nuova gestione ha deciso di puntare sulle serie internazionali alternative, sia di auto sia di moto: il primo evento internazionale organizzato sulla nuova pista è stato il campionato del mondo turismo, mentre negli anni seguenti sono state protagoniste di gare come Superstars Series, International GT Open e GP2 Asia Series Dal 2009 in poi il tracciato ha visto il ritorno anche del campionato mondiale Superbike. Per rendere possibile ciò, si è provveduto a disegnare una seconda configurazione del tracciato, specifica per il motociclismo: per motivi di sicurezza, su richiesta e con la collaborazione della Federazione Internazionale di Motociclismo, è stata realizzata una Nuova Variante Bassa, ovvero una chicane che si posiziona a metà del rettilineo principale, ricavata dalla via di fuga a lato.[22] Dopo avere ottenuto per varie volte, nel corso del decennio seguente, il rinnovo dell'omologazione di primo grado da parte della FIA,[23][24] licenza necessaria per ospitare un Gran Premio di Formula 1, nella stagione 2020 il circuito torna a ospitare dopo quattordici anni una gara della massima categoria con il debutto del Gran Premio dell'Emilia-Romagna, stante alcuni cambiamenti nel calendario dettati dalla pandemia di COVID-19;[2] l'evento viene poi confermato per la stagione successiva.[25] Il 12 settembre 2021 la Variante Alta viene rinominata Curva Gresini in memoria di Fausto Gresini, pilota motociclistico e dirigente sportivo imolese, scomparso nei mesi precedenti per complicazioni legate alla COVID-19.[26] Vicende gestionali Modifica Nel 2007 il Comune d'Imola lancia la gara per la gestione trentennale del circuito. Vince il Gruppo Norman, holding attiva nel settore dei patrimoni immobiliari, con la propria controllata Norman 95. Il 21 febbraio la Norman 95 costituisce una nuova società, Formula Imola (partecipata all'80% da Norman e al 20% da una consociata del Comune d'Imola).[27] Il 6 marzo la gestione del circuito passa ufficialmente alla nuova società. Il nuovo direttore dell'autodromo è Pierpaolo Gardella, già in Ferrari e con la Williams bicampione del mondo negli anni 1996 e 1997. Il fardello debitorio preesistente e una gestione poco oculata da parte del gruppo Norman producono però una nuova crisi societaria, che porta all'uscita di scena del gruppo ed al rilevamento delle quote di maggioranza da parte di Motorsport Eventi, presieduta da Uberto Selvatico Estense. Il 9 dicembre 2009 viene nominato il nuovo amministratore delegato e direttore dell'autodromo, nella persona di Walter Sciacca. Il successore di Gardella pianifica in poco tempo un'attività triplicata rispetto alla stagione precedente, portando all'autodromo manifestazioni di alto livello. Nel febbraio 2010, però, una nuova tegola cade sulla gestione: Formula Imola veniva dichiarata fallita una seconda volta, a causa di una serie di debiti accumulati dalla precedente amministrazione. Nonostante il fallimento, Formula Imola continua a lavorare in esercizio provvisorio: ad affiancare il curatore fallimentare, Fabrizio Carbone, nella gestione del calendario come co-adiutore è lo stesso Sciacca. Ciò gli consente di far chiudere il fallimento in pochi mesi con la riconsegna ai soci della società nell'ottobre 2010. Gli organi sociali quindi vengono ripristinati con Estense presidente e Sciacca amministratore delegato e direttore dell'autodromo. Il 22 dicembre 2010 può essere ricordato come un passaggio importante nel programma di rilancio dell'autodromo: in questa data viene portato a termine il riassetto della società Formula Imola: il Consorzio Azienda Multiservizi Intercomunale (Con.Ami), società a capitale pubblico, diventa socio di maggioranza, accollandosi i debiti della precedente gestione. Da quella data, Formula Imola si occupa della sola gestione delle attività in pista. Nel dicembre 2011 Sciacca si dimette da direttore dell'autodromo; gli subentra Pietro Benvenuti. Nel novembre dell'anno seguente il Con.Ami, azionista di maggioranza della società che gestisce l'autodromo, ottiene dal Comune di Imola l'assegnazione in concessione del circuito per 64 anni. Nel febbraio 2016 Pier Giovanni Ricci viene nominato nuovo direttore generale dell'autodromo, succedendo a Benvenuti.[28] L'anno dopo, in maggio, il Con.Ami rileva le quote di Estense (il 15%) in Formula Imola e diventa proprietario unico dell'autodromo; Uberto Selvatico Estense rimane presidente della società di gestione.[29] Dal 1º giugno 2018 Roberto Marazzi subentra a Ricci come direttore dell'autodromo.[30] Il 21 dicembre 2020 il faentino Gian Carlo Minardi, fondatore dell'omonima scuderia di Formula 1, succede a Estense quale presidente di Formula Imola.[31] Il 18 febbraio 2021 Pietro Benvenuti viene richiamato alla direzione della società di gestione del circuito.
L'autodromo Enzo e Dino Ferrari, comunemente noto come autodromo di Imola, è un circuito automobilistico situato nel comune di Imola, nella città metropolitana di Bologna. Inaugurato nel 1953, ai suoi albori era ufficialmente denominato Prototipo CONI, seppur noto principalmente come circuito del S…
André
October 10, 2019
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