Capestrano e dintorni

Carla
Capestrano e dintorni

Visite turistiche

Su questo fiume dalle acque cristalline ( le più limpide d' Europa), è possibile prenotare un giro in canoa con guida o senza (prenotate con anticipo soprattutto se pensate di venire a luglio/agosto).
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Tirino
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Su questo fiume dalle acque cristalline ( le più limpide d' Europa), è possibile prenotare un giro in canoa con guida o senza (prenotate con anticipo soprattutto se pensate di venire a luglio/agosto).
Meglio conosciuto come l'Atlantide d' Abruzzo, il lago di Capodacqua ricopre le rovine di due mulini risalenti al medioevo. C'è la possibilità di fare immersioni e di noleggiare un underwater boat per vedere dalla barca le meraviglie sommerse.
Lago Di Capodacqua
Via del Lago
Meglio conosciuto come l'Atlantide d' Abruzzo, il lago di Capodacqua ricopre le rovine di due mulini risalenti al medioevo. C'è la possibilità di fare immersioni e di noleggiare un underwater boat per vedere dalla barca le meraviglie sommerse.
Per avere accesso alla chiesa, solitamente è necessario chiamare il custode, il cui numero è affisso all'ingresso. Un luogo magico...
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Church of St. Peter ad Oratorium
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Per avere accesso alla chiesa, solitamente è necessario chiamare il custode, il cui numero è affisso all'ingresso. Un luogo magico...
È un posto stupendo, senza tempo. Ambientazione di molteplici film, su tutti Ladyhawke e Il nome della Rosa, il castello di Roccacalascio è uno dei roccaforti più elevati d'Europa (1500mt) immerso in un paesaggio medievale suggestivo. Consigliate scarpe da trekking. Nell'antico borgo è presente un ristorante.
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Rocca Calascio
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È un posto stupendo, senza tempo. Ambientazione di molteplici film, su tutti Ladyhawke e Il nome della Rosa, il castello di Roccacalascio è uno dei roccaforti più elevati d'Europa (1500mt) immerso in un paesaggio medievale suggestivo. Consigliate scarpe da trekking. Nell'antico borgo è presente un ristorante.
Santo Stefano di Sessanio fa parte del Club dei Borghi più belli d'Italia ed è in effetti tra i più suggestivi del Parco, per l'armonia degli elementi architettonici: un cammeo incastonato tra i monti, prossimo all'altipiano di Campo Imperatore. Perdetevi nel suo incantevole centro storico. Immancabili sulla tavola le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, presidio Slow food!
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Santo Stefano di Sessanio
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Santo Stefano di Sessanio fa parte del Club dei Borghi più belli d'Italia ed è in effetti tra i più suggestivi del Parco, per l'armonia degli elementi architettonici: un cammeo incastonato tra i monti, prossimo all'altipiano di Campo Imperatore. Perdetevi nel suo incantevole centro storico. Immancabili sulla tavola le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, presidio Slow food!
Centro storico medievale, è uno dei borghi più belli d' Italia. Tutti gli anni, prende vita la 'Notte delle streghe' per riportare alla luce un’antica credenza popolare riguardante le streghe e un rito molto suggestivo per esorcizzarle. Tutta la manifestazione gravita, sospesa tra magia e divertimento, intorno ad uno spettacolo teatrale itinerante che va in scena le notti del 17 e 18 Agosto nel borgo medievale di Castel del Monte. Consiglio l'ottimo formaggio pecorino che viene qui prodotto.
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Castel del Monte
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Centro storico medievale, è uno dei borghi più belli d' Italia. Tutti gli anni, prende vita la 'Notte delle streghe' per riportare alla luce un’antica credenza popolare riguardante le streghe e un rito molto suggestivo per esorcizzarle. Tutta la manifestazione gravita, sospesa tra magia e divertimento, intorno ad uno spettacolo teatrale itinerante che va in scena le notti del 17 e 18 Agosto nel borgo medievale di Castel del Monte. Consiglio l'ottimo formaggio pecorino che viene qui prodotto.
È conosciuto anche come Il piccolo Tibet d' Abruzzo. Campo Imperatore (anticamente Campo Imperiale attribuitogli da Federico II di Svevia) è un vasto altopiano, di origine glaciale e carsico-alluvionale, situato a circa 1800 m di quota in provincia dell'Aquila, in Abruzzo, nel cuore del massiccio del Gran Sasso d'Italia e del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Esteso tra i territori comunali di Barisciano, Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, L'Aquila e Santo Stefano di Sessanio, è sede dell'omonima stazione sciistica, dell'osservatorio astronomico e del giardino botanico alpino. L'intera vallata è stata spesso scenario d'eccezione per film e spot pubblicitari, tra cui si ricordano Lo chiamavano Trinità... (1971) e ...continuavano a chiamarlo Trinità (1971) con Bud Spencer e Terence Hill, Il deserto dei Tartari con Vittorio Gassman e Philippe Noiret (1976) e Così è la vita con Aldo, Giovanni e Giacomo (1998); spot pubblicitari con testimonial d'eccezione, tra cui Leonardo DiCaprio, e anche alcune scene dei videoclip di Elisa, Eppure sentire (un senso di te) e di Simona Molinari, Nell'aria.
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Campo Imperatore
Località Campo Imperatore
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È conosciuto anche come Il piccolo Tibet d' Abruzzo. Campo Imperatore (anticamente Campo Imperiale attribuitogli da Federico II di Svevia) è un vasto altopiano, di origine glaciale e carsico-alluvionale, situato a circa 1800 m di quota in provincia dell'Aquila, in Abruzzo, nel cuore del massiccio del Gran Sasso d'Italia e del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Esteso tra i territori comunali di Barisciano, Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, L'Aquila e Santo Stefano di Sessanio, è sede dell'omonima stazione sciistica, dell'osservatorio astronomico e del giardino botanico alpino. L'intera vallata è stata spesso scenario d'eccezione per film e spot pubblicitari, tra cui si ricordano Lo chiamavano Trinità... (1971) e ...continuavano a chiamarlo Trinità (1971) con Bud Spencer e Terence Hill, Il deserto dei Tartari con Vittorio Gassman e Philippe Noiret (1976) e Così è la vita con Aldo, Giovanni e Giacomo (1998); spot pubblicitari con testimonial d'eccezione, tra cui Leonardo DiCaprio, e anche alcune scene dei videoclip di Elisa, Eppure sentire (un senso di te) e di Simona Molinari, Nell'aria.
Il Centro Visita del Lupo, struttura di proprietà del Corpo Carabinieri Forestale dello Stato, situata all’interno dell’incantevole scenario del Parco Nazionale della Majella, è il luogo migliore per vivere un’emozionante avventura all’aria aperta con tutta la famiglia! Il Centro, promuove la conoscenza del lupo e sensibilizza all’importanza che quest’affascinante specie riveste in natura. Attualmente, cura e ospita animali selvatici rinvenuti feriti, conduce ricerche scientifiche e ha come obiettivo la diffusione di una migliore conoscenza del predatore anche al di fuori delle aree protette.
Centro Visita del Lupo
Località Impianezza
Il Centro Visita del Lupo, struttura di proprietà del Corpo Carabinieri Forestale dello Stato, situata all’interno dell’incantevole scenario del Parco Nazionale della Majella, è il luogo migliore per vivere un’emozionante avventura all’aria aperta con tutta la famiglia! Il Centro, promuove la conoscenza del lupo e sensibilizza all’importanza che quest’affascinante specie riveste in natura. Attualmente, cura e ospita animali selvatici rinvenuti feriti, conduce ricerche scientifiche e ha come obiettivo la diffusione di una migliore conoscenza del predatore anche al di fuori delle aree protette.
Questo piccolo borgo viene nominato nel film di animazione della Pixar ' Ratatouille' perché il piccolo topolino chef, conosceva bene la qualità dello zafferano che vi si produce! L'oro rosso di Navelli è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per sapore e proprietà organolettiche. Si può prendere parte alla raccolta e alla relativa lavorazione contattando le famiglie del posto che lo producono. Vi consiglio la visita del centro storico molto affascinante e di andare a vedere il Palio degli Asinelli che si tiene ogni anno la terza domenica di agosto nell'ambito della Sagra dei Ceci e dello Zafferano.
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Navelli
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Questo piccolo borgo viene nominato nel film di animazione della Pixar ' Ratatouille' perché il piccolo topolino chef, conosceva bene la qualità dello zafferano che vi si produce! L'oro rosso di Navelli è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per sapore e proprietà organolettiche. Si può prendere parte alla raccolta e alla relativa lavorazione contattando le famiglie del posto che lo producono. Vi consiglio la visita del centro storico molto affascinante e di andare a vedere il Palio degli Asinelli che si tiene ogni anno la terza domenica di agosto nell'ambito della Sagra dei Ceci e dello Zafferano.
Le immagini parlano da sole. È considerata la cappella Sistina d' Abruzzo. Una volta raggiunto il posto, si può contattare il custode che vi spiegherà la storia degli incredibili affreschi.
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Oratory of San Pellegrino
Via Antonio de Dominicis
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Le immagini parlano da sole. È considerata la cappella Sistina d' Abruzzo. Una volta raggiunto il posto, si può contattare il custode che vi spiegherà la storia degli incredibili affreschi.
Il territorio aquilano è il più montuoso e il più raccolto nel fascino dei suoi paesaggi, immersi nella quiete delle sue città e dei pittoreschi villaggi abbarbicati sopra rilievi montani o allungati sugli altopiani e le valli. Una sequenza di immagini che rapiscono lo spettatore e che cambiano al mutare degli ambienti naturali. La storia della Provincia coincide con quella della Regione, a eccezione della sua particolare vita religiosa del secolo XV, quando sopra l'Aquila iniziarono a levarsi le voci dei Santi francescani. Gli insediamenti maggiori non sono stati stravolti dallo sviluppo moderno ma sono stati toccati dai terremoti. Quello dell'aprile 2009, ha quasi interamente distrutto L'Aquila, al centro della valle dell'Aterno dominata dal Gran Sasso. Attualmente ne è ancora in corso la ricostruzione in cui eccelle il nuovo auditorium progettato dal famoso archiettetto Renzo Piano. In questa provincia è custodito un grande patrimonio naturalistico, a cominciare dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il più antico d'Italia.
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L'Aquila
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Il territorio aquilano è il più montuoso e il più raccolto nel fascino dei suoi paesaggi, immersi nella quiete delle sue città e dei pittoreschi villaggi abbarbicati sopra rilievi montani o allungati sugli altopiani e le valli. Una sequenza di immagini che rapiscono lo spettatore e che cambiano al mutare degli ambienti naturali. La storia della Provincia coincide con quella della Regione, a eccezione della sua particolare vita religiosa del secolo XV, quando sopra l'Aquila iniziarono a levarsi le voci dei Santi francescani. Gli insediamenti maggiori non sono stati stravolti dallo sviluppo moderno ma sono stati toccati dai terremoti. Quello dell'aprile 2009, ha quasi interamente distrutto L'Aquila, al centro della valle dell'Aterno dominata dal Gran Sasso. Attualmente ne è ancora in corso la ricostruzione in cui eccelle il nuovo auditorium progettato dal famoso archiettetto Renzo Piano. In questa provincia è custodito un grande patrimonio naturalistico, a cominciare dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il più antico d'Italia. 
Alimentato da una foce naturale, acqua pulita considerando che è un lago balneabile, ci sono pesci e tante tartarughe. Panche e panchine, possibilità di fare pic nic e grigliate (griglia e tavolini hanno un visto a parte), bagni, area giochi per bambini, e un paio di chioschetti. Ideale per trascorrere un momento di relax immersi nella natura. Raggiungibile sia in auto che tramite sentiero.
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Lago di Sinizzo
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Alimentato da una foce naturale, acqua pulita considerando che è un lago balneabile, ci sono pesci e tante tartarughe. Panche e panchine, possibilità di fare pic nic e grigliate (griglia e tavolini hanno un visto a parte), bagni, area giochi per bambini, e un paio di chioschetti. Ideale per trascorrere un momento di relax immersi nella natura. Raggiungibile sia in auto che tramite sentiero.
Quello di san Bartolomeo è un piccolo eremo edificato nel XIII secolo in posizione molto isolata e scenografica, incastonato in una parete rocciosa. La costruzione è di piccole dimensioni e presenta delle tracce di affreschi sulla facciata e una particolare statua del Santo cui è stato dedicato, nella nicchia dell’altare. Il luogo è davvero di grande suggestione! Lasciata l’auto in un piccolo piazzale sterrato o lungo la strada, il sentiero che conduce all’eremo richiede una camminata di circa 30 minuti, nel primo tratto facile e pianeggiante nel secondo un pò più impegnativa e con un discreto dislivello. Un luogo che merita sicuramente una visita.
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Hermitage of San Bartolomeo in Legio
Località Vallone di S. Spirito
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Quello di san Bartolomeo è un piccolo eremo edificato nel XIII secolo in posizione molto isolata e scenografica, incastonato in una parete rocciosa. La costruzione è di piccole dimensioni e presenta delle tracce di affreschi sulla facciata e una particolare statua del Santo cui è stato dedicato, nella nicchia dell’altare. Il luogo è davvero di grande suggestione! Lasciata l’auto in un piccolo piazzale sterrato o lungo la strada, il sentiero che conduce all’eremo richiede una camminata di circa 30 minuti, nel primo tratto facile e pianeggiante nel secondo un pò più impegnativa e con un discreto dislivello. Un luogo che merita sicuramente una visita.
Contrariamente a quello di san Bartolomeo, questo eremo è facilmente raggiungibile in auto e proprio nelle sue vicinanze è presente anche uno spazio piuttosto grande adibito a parcheggio. Solo la chiesa è visitabile gratuitamente mentre per l’ingresso all’eremo è richiesto un biglietto che costa 5 € con eventuale supplemento per chi volesse fruire della visita guidata. L’eremo di Santo Spirito sorge in una posizione suggestiva, aggrappato lungo una parete rocciosa. Pare che un primo insediamento eremitico in questo luogo possa risalire all’XI secolo, ma nei secoli successivi è stato a più riprese ristrutturato ed ampliato. Attualmente il complesso si sviluppa su tre livelli e quindi per visitarlo è necessario salire e scendere diverse scale e percorrere camminamenti scavati nella roccia, comunque in buone condizioni di praticabilità e fattibili da tutti. Un luogo che merita sicuramente di essere visitato.
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Hermitage of Santo Spirito a Majella
SP22
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Contrariamente a quello di san Bartolomeo, questo eremo è facilmente raggiungibile in auto e proprio nelle sue vicinanze è presente anche uno spazio piuttosto grande adibito a parcheggio. Solo la chiesa è visitabile gratuitamente mentre per l’ingresso all’eremo è richiesto un biglietto che costa 5 € con eventuale supplemento per chi volesse fruire della visita guidata. L’eremo di Santo Spirito sorge in una posizione suggestiva, aggrappato lungo una parete rocciosa. Pare che un primo insediamento eremitico in questo luogo possa risalire all’XI secolo, ma nei secoli successivi è stato a più riprese ristrutturato ed ampliato. Attualmente il complesso si sviluppa su tre livelli e quindi per visitarlo è necessario salire e scendere diverse scale e percorrere camminamenti scavati nella roccia, comunque in buone condizioni di praticabilità e fattibili da tutti. Un luogo che merita sicuramente di essere visitato.
L'eremo, risalente al XIII secolo, è il luogo più intimamente connesso alla vicenda di Pietro da Morrone, diventato papa con il nome di Celestino V e successivamente canonizzato come San Pietro Confessore. Oasi di pace e di spiritualità, ospita la grotta che fu il primo umile rifugio dell'eremita. Al suo interno i pellegrini vi compivano un rito antico e "apotropaico" per guarire, come vuole la tradizione, dai dolori articolari giacendo per qualche istante sulla spelonca rocciosa che fu il giaciglio del santo eremita. È arroccato sulla parete rocciosa del Morrone che si erge perpendicolare sui resti del tempio italico di Ercole Curino, altro nume tutelare dell'Abruzzo antico. Dal suo straordinario belvedere la vista domina la magnifica abbazia di Santo Spirito a Morrone, lo storico campo di prigionia 78 e l'intera Valle Peligna. È elettivamente il "luogo del cuore" degli abruzzesi per la densità delle vicende storiche e spirituali ad esso collegate.
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Hermitage of Sant'Onofrio al Morrone
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L'eremo, risalente al XIII secolo, è il luogo più intimamente connesso alla vicenda di Pietro da Morrone, diventato papa con il nome di Celestino V e successivamente canonizzato come San Pietro Confessore. Oasi di pace e di spiritualità, ospita la grotta che fu il primo umile rifugio dell'eremita. Al suo interno i pellegrini vi compivano un rito antico e "apotropaico" per guarire, come vuole la tradizione, dai dolori articolari giacendo per qualche istante sulla spelonca rocciosa che fu il giaciglio del santo eremita. È arroccato sulla parete rocciosa del Morrone che si erge perpendicolare sui resti del tempio italico di Ercole Curino, altro nume tutelare dell'Abruzzo antico. Dal suo straordinario belvedere la vista domina la magnifica abbazia di Santo Spirito a Morrone, lo storico campo di prigionia 78 e l'intera Valle Peligna. È elettivamente il "luogo del cuore" degli abruzzesi per la densità delle vicende storiche e spirituali ad esso collegate.
La prima domenica di settembre, l’appuntamento imperdibile è con la Festa della Madonna di Loreto e la Corsa degli Zingari, una sorta di palio dei tempi poveri, in cui sacro e profano si mescolano. Un gruppo di giovani deve correre a piedi nudi attraverso il borgo e, il vincitore, viene premiato con un taglio di stoffa,  dal quale un tempo si ricavava un abito. Poco più di mille abitanti, in provincia dell’Aquila, immerso nel Parco nazionale della Majella, Pacentro è uno dei Borghi più belli d’Italia. Arroccato sulle medie colline, a circa 700 metri di altitudine sulle pendici delle Montagne del Morrone, questo villaggio pittoresco è di fatto un borgo montano dove si sta bene tutto l’anno: non fa mai troppo caldo d’estate e neppure troppo freddo d’inverno.
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Pacentro
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La prima domenica di settembre, l’appuntamento imperdibile è con la Festa della Madonna di Loreto e la Corsa degli Zingari, una sorta di palio dei tempi poveri, in cui sacro e profano si mescolano. Un gruppo di giovani deve correre a piedi nudi attraverso il borgo e, il vincitore, viene premiato con un taglio di stoffa,  dal quale un tempo si ricavava un abito. Poco più di mille abitanti, in provincia dell’Aquila, immerso nel Parco nazionale della Majella, Pacentro è uno dei Borghi più belli d’Italia. Arroccato sulle medie colline, a circa 700 metri di altitudine sulle pendici delle Montagne del Morrone, questo villaggio pittoresco è di fatto un borgo montano dove si sta bene tutto l’anno: non fa mai troppo caldo d’estate e neppure troppo freddo d’inverno.
La Costa dei Trabocchi è senza dubbio il tratto più bello della costa d'Abruzzo e merita assolutamente una visita.  Perché si chiama costa dei Trabocchi? Per la massiccia presenza lungo il litorale dei trabocchi, delle antiche macchine da pesca su palafitta tipiche dei paesi sul mare di questa zona. Lungo i 40 km di costa si contano 23 trabocchi. Dove si trova? La Costa dei Trabocchi coincide con il tratto di litorale della provincia di Chieti, in Abruzzo.  "Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un Trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale." (Gabriele D'Annunzio) La costa si snoda lungo Strada statale 16 Adriatica, da Francavilla al Mare fino a San Salvo, passando per Ortona, Fossacesia, San Vito Chietino e Vasto.
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Costa dei Trabocchi
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La Costa dei Trabocchi è senza dubbio il tratto più bello della costa d'Abruzzo e merita assolutamente una visita.  Perché si chiama costa dei Trabocchi? Per la massiccia presenza lungo il litorale dei trabocchi, delle antiche macchine da pesca su palafitta tipiche dei paesi sul mare di questa zona. Lungo i 40 km di costa si contano 23 trabocchi. Dove si trova? La Costa dei Trabocchi coincide con il tratto di litorale della provincia di Chieti, in Abruzzo.  "Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un Trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale." (Gabriele D'Annunzio) La costa si snoda lungo Strada statale 16 Adriatica, da Francavilla al Mare fino a San Salvo, passando per Ortona, Fossacesia, San Vito Chietino e Vasto.
Orari: Estivo (1 Aprile – 15 Ottobre): Dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (1) (chiusura biglietteria ore 17.45 con ultimo ingresso alle ore 18.00) Invernale (16 Ottobre – 31 Marzo): Dalle ore 10.00 alle ore 17.00  (1) (chiusura biglietteria ore 16.45 con ultimo ingresso alle ore 17.00) Le Grotte di Stiffe sono situate all’apice della forra sovrastante il piccolo paese di Stiffe, frazione del Comune di San Demetrio ne’ Vestini. In prossimità della grotta è possibile ammirare uno degli angoli più belli di tutto l’Abruzzo: da una parte lo sguardo si adagia sulla placida, morbida visione della conca aquilana, dominata dalla imponente mole della catena del Gran Sasso d’Italia, dall’altra s’inerpica sull’aspra parete rocciosa alta cento metri, che sovrasta l’ingresso della grotta, e si perde nella lussureggiante vegetazione della forra, attraversata da sentieri perfettamente percorribili. Entrando nella grotta i sensi sono di colpo investiti dall’ambiente inusuale: le fresca temperatura ed i giochi di luce trascinano la mente a ritroso nel tempo; le gocce che cadono fanno rivivere il fenomeno dello stillicidio che ha dato forma alle insolite stalattiti e stalagmiti; la vista si concentra sull’acqua che spumeggia sotto le passerelle, e si perde in lontananza per catturare ogni dettaglio delle concrezioni, con il fiume che fa da guida rumorosa dall’ingresso della grotta, nascondendosi quel tanto che basta per far sentire il silenzio, per poi tornare ad esibirsi con tutta la sua potenza, soprattutto d’inverno, in una maestosa sala dove, precipitando con fragorosa cascata, offre uno spettacolo splendido ed inquietante.
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Stiffe-hulerne
2 Via Del Mulino Stiffe
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Orari: Estivo (1 Aprile – 15 Ottobre): Dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (1) (chiusura biglietteria ore 17.45 con ultimo ingresso alle ore 18.00) Invernale (16 Ottobre – 31 Marzo): Dalle ore 10.00 alle ore 17.00  (1) (chiusura biglietteria ore 16.45 con ultimo ingresso alle ore 17.00) Le Grotte di Stiffe sono situate all’apice della forra sovrastante il piccolo paese di Stiffe, frazione del Comune di San Demetrio ne’ Vestini. In prossimità della grotta è possibile ammirare uno degli angoli più belli di tutto l’Abruzzo: da una parte lo sguardo si adagia sulla placida, morbida visione della conca aquilana, dominata dalla imponente mole della catena del Gran Sasso d’Italia, dall’altra s’inerpica sull’aspra parete rocciosa alta cento metri, che sovrasta l’ingresso della grotta, e si perde nella lussureggiante vegetazione della forra, attraversata da sentieri perfettamente percorribili. Entrando nella grotta i sensi sono di colpo investiti dall’ambiente inusuale: le fresca temperatura ed i giochi di luce trascinano la mente a ritroso nel tempo; le gocce che cadono fanno rivivere il fenomeno dello stillicidio che ha dato forma alle insolite stalattiti e stalagmiti; la vista si concentra sull’acqua che spumeggia sotto le passerelle, e si perde in lontananza per catturare ogni dettaglio delle concrezioni, con il fiume che fa da guida rumorosa dall’ingresso della grotta, nascondendosi quel tanto che basta per far sentire il silenzio, per poi tornare ad esibirsi con tutta la sua potenza, soprattutto d’inverno, in una maestosa sala dove, precipitando con fragorosa cascata, offre uno spettacolo splendido ed inquietante.
Peltuinum è il nome di una città romana che sorgeva lungo la via Claudia Nova corrispondente all'attuale località di Civita Ansidonia, tra Prata d'Ansidonia e Castel Nuovo. Il toponimo è conservato in quello della vicina chiesa di San Paolo ad Peltuinum. L'urbanizzazione sembra risalire all'Età Augustea come testimoniano i monumenti superstiti. Peltuinum non divenne mai municipio ma rimase sempre praefectura, governata da praefecti e da aediles. Il culto principale pare sia stato quello di Venere Felice, amministrato da sacerdotesse e da magistrae. La città occupava una superficie piuttosto ampia, definita dalla cinta muraria in opera cementizia con rivestimento a blocchetti di calcare di grandi dimensioni, ancora esistente per lunghi tratti e comunque completamente ricostruibile. La superficie, di circa 22 ettari, è di forma irregolare e misura circa m 650 in direzione est-ovest, e 600 in direzione nord-sud. Era attraversata da est a ovest dalla via Claudia Nova, che qui corrisponde al tratturo, sulla quale si innestavano una serie di vie secondarie ortogonali ad essa, ancora leggibile nella partizione dei campi. La caratteristica di queste vie sta nel fatto che non erano basolate ma glareate e quindi non lastricate. Sempre parzialmente si conserva anche la porta occidentale. Essa era parte integrante di un sistema difensivo costituito da tre torrioni, due dei quali a difesa della porta ed aggettanti rispetto ad essa. La porta, realizzata in opera quadrata, era del tipo a doppio fornice con pilastri a pianta rettangolare di cui resta solo il nucleo cementizio di fondazione. Degli edifici pubblici si conserva solo il Teatro, che, contrariamente al solito, è collocato fuori le mura ed addossato a queste, sul lato sud. La fase di impianto è sicuramente di Età augustea, contemporanea alle mura e ad altri edifici privati, mentre il suo ampliamento si colloca nella metà del I secolo d.C. in coerenza con la monumentalizzazione dell'area forense, con la quale il Teatro era senz'altro collegato. Il diametro era di circa 58 metri. Molto poco è oggi visibile della scena. La tecnica edilizia consiste in opera cementizia con paramento in reticolato, sostituito in alcuni punti da blocchetti disposti orizzontalmente simili a quelli delle mura, ma più piccoli. E' nota anche la posizione dell'Anfiteatro, testimoniata dall'affossamento del terreno sul lato nord della città: curiosamente esso era all'interno delle mura. Si rovescia così il rapporto abituale tra le ubicazioni dei due più comuni edifici dello spettacolo. Ciò significa che le dimensioni dell'abitato dovevano essere molto ridotte e che restavano ampi spazi intramuranei da dedicare all'edilizia pubblica. E' stato possibile individuare anche la collocazione di un Tempio di ordine corinzio, prostilo, esastilo, con tre colonne sul prolungamento delle ante, orientato in direzione nord, planimetricamente coordinato al resto della città. E' stato possibile determinare le dimensioni della cella (17 x 17,70 m) e la pavimentazione in opus sectile a formelle quadrate marmoree ed il basamento pertinente alla statua di culto. Probabilmente c'era anche un colonnato interno forse a doppio ordine, ravvicinato alle pareti dei lati lunghi. Successiva alla edificazione è la ricca decorazione, caratterizzata da perle ed astragali e relativa alle colonne dell'ordine interno della cella mentre il capitello di gusto barocco è pertinente al pronao. La cornice del tempio era a kyma lesbio continuo, impostato su gola rovescia cui seguono una fascia a dentelli, un kyma ionico, ed una gola diritta ornata da palmette. E' stata identificata una porticus, caratterizzata da una planimetria di forma quadrata a ferro di cavallo, con un muro di fondo in opera reticolata. Il porticato, che si raccorda al tempio all'altezza della fronte, aveva due ingressi in posizione speculare sugli spigoli nord-est e nord-ovest. Sono stati riconosciuti due livelli pavimentali di cui restano tracce di mosaico. Sono stati messi in luce due impianti di case del tipo domus, utilizzate in maniera continuativa per lungo tempo, come documentano le strutture murarie restaurate ed integrate in più punti. Lungo la viabilità principale ed in zone interne strutturate a cortile erano presenti delle botteghe. La caratteristica più evidente appare l'utilizzo di elementi lapidei smontati da altri edifici e rimessi in opera per lo più con funzione di soglie. Dei grandi sepolcri, che dovevano affiancare la via Claudia Nova esternamente alla città, è ancora conservato un grande nucleo di monumento funerario fuori della porta occidentale. La città romana sopravvisse fino al V sec. Ma possiamo affermare con certezza che ancora nel 1600 compariva in parte abitata e, dalle ultime ricerche, che il sito antico fu utilizzato almeno fino al XVII secolo.
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Peltuinum
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Peltuinum è il nome di una città romana che sorgeva lungo la via Claudia Nova corrispondente all'attuale località di Civita Ansidonia, tra Prata d'Ansidonia e Castel Nuovo. Il toponimo è conservato in quello della vicina chiesa di San Paolo ad Peltuinum. L'urbanizzazione sembra risalire all'Età Augustea come testimoniano i monumenti superstiti. Peltuinum non divenne mai municipio ma rimase sempre praefectura, governata da praefecti e da aediles. Il culto principale pare sia stato quello di Venere Felice, amministrato da sacerdotesse e da magistrae. La città occupava una superficie piuttosto ampia, definita dalla cinta muraria in opera cementizia con rivestimento a blocchetti di calcare di grandi dimensioni, ancora esistente per lunghi tratti e comunque completamente ricostruibile. La superficie, di circa 22 ettari, è di forma irregolare e misura circa m 650 in direzione est-ovest, e 600 in direzione nord-sud. Era attraversata da est a ovest dalla via Claudia Nova, che qui corrisponde al tratturo, sulla quale si innestavano una serie di vie secondarie ortogonali ad essa, ancora leggibile nella partizione dei campi. La caratteristica di queste vie sta nel fatto che non erano basolate ma glareate e quindi non lastricate. Sempre parzialmente si conserva anche la porta occidentale. Essa era parte integrante di un sistema difensivo costituito da tre torrioni, due dei quali a difesa della porta ed aggettanti rispetto ad essa. La porta, realizzata in opera quadrata, era del tipo a doppio fornice con pilastri a pianta rettangolare di cui resta solo il nucleo cementizio di fondazione. Degli edifici pubblici si conserva solo il Teatro, che, contrariamente al solito, è collocato fuori le mura ed addossato a queste, sul lato sud. La fase di impianto è sicuramente di Età augustea, contemporanea alle mura e ad altri edifici privati, mentre il suo ampliamento si colloca nella metà del I secolo d.C. in coerenza con la monumentalizzazione dell'area forense, con la quale il Teatro era senz'altro collegato. Il diametro era di circa 58 metri. Molto poco è oggi visibile della scena. La tecnica edilizia consiste in opera cementizia con paramento in reticolato, sostituito in alcuni punti da blocchetti disposti orizzontalmente simili a quelli delle mura, ma più piccoli. E' nota anche la posizione dell'Anfiteatro, testimoniata dall'affossamento del terreno sul lato nord della città: curiosamente esso era all'interno delle mura. Si rovescia così il rapporto abituale tra le ubicazioni dei due più comuni edifici dello spettacolo. Ciò significa che le dimensioni dell'abitato dovevano essere molto ridotte e che restavano ampi spazi intramuranei da dedicare all'edilizia pubblica. E' stato possibile individuare anche la collocazione di un Tempio di ordine corinzio, prostilo, esastilo, con tre colonne sul prolungamento delle ante, orientato in direzione nord, planimetricamente coordinato al resto della città. E' stato possibile determinare le dimensioni della cella (17 x 17,70 m) e la pavimentazione in opus sectile a formelle quadrate marmoree ed il basamento pertinente alla statua di culto. Probabilmente c'era anche un colonnato interno forse a doppio ordine, ravvicinato alle pareti dei lati lunghi. Successiva alla edificazione è la ricca decorazione, caratterizzata da perle ed astragali e relativa alle colonne dell'ordine interno della cella mentre il capitello di gusto barocco è pertinente al pronao. La cornice del tempio era a kyma lesbio continuo, impostato su gola rovescia cui seguono una fascia a dentelli, un kyma ionico, ed una gola diritta ornata da palmette. E' stata identificata una porticus, caratterizzata da una planimetria di forma quadrata a ferro di cavallo, con un muro di fondo in opera reticolata. Il porticato, che si raccorda al tempio all'altezza della fronte, aveva due ingressi in posizione speculare sugli spigoli nord-est e nord-ovest. Sono stati riconosciuti due livelli pavimentali di cui restano tracce di mosaico. Sono stati messi in luce due impianti di case del tipo domus, utilizzate in maniera continuativa per lungo tempo, come documentano le strutture murarie restaurate ed integrate in più punti. Lungo la viabilità principale ed in zone interne strutturate a cortile erano presenti delle botteghe. La caratteristica più evidente appare l'utilizzo di elementi lapidei smontati da altri edifici e rimessi in opera per lo più con funzione di soglie. Dei grandi sepolcri, che dovevano affiancare la via Claudia Nova esternamente alla città, è ancora conservato un grande nucleo di monumento funerario fuori della porta occidentale. La città romana sopravvisse fino al V sec. Ma possiamo affermare con certezza che ancora nel 1600 compariva in parte abitata e, dalle ultime ricerche, che il sito antico fu utilizzato almeno fino al XVII secolo.
Sul sito (www.golesanvenanzio.it) potrete trovare tutte le informazioni utili per visitarlo.
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Hermitage of San Venancio
Strada Statale 5
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