Guida Turistica riguardante i luoghi di maggiore interesse storico-culturale e paesaggistico

Giuseppe
Guida Turistica riguardante i luoghi di maggiore interesse storico-culturale e paesaggistico

Visite turistiche

È il più grande parco archeologico d’Europa http://selinunte.gov.it/ L'area archeologica più grande d'Europa. Mito, leggenda, storia, cultura: il Parco di Selinunte è tutto questo ed altro ancora. Uno scrigno di tesori lontani millenni eppure ancora così vivi, immanenti. 270 ettari che raccontano una delle più fiorenti civiltà classiche del Mediterraneo. Una storia già tanto ricca eppure ancora tutta da scoprire, e che attira non solo turisti e curiosi, ma ricercatori e studiosi da ogni parte del mondo. Il Parco conserva i colossali resti della colonia greca di Selinunte. Fondata nel VII secolo a. C. da un gruppo di coloni di Megara Hyblea, essa prende il nome da una qualità di prezzemolo selvatico (in greco “sélinon”) che tuttora vi cresce spontaneamente. Riscoperta nel XVI secolo, cominciò a venire alla luce in seguito a numerosi scavi iniziati dagli Inglesi ai primi dell’Ottocento. L'area archeologica può essere divisa in quattro parti: 1) l'area sacra posta sulla collina orientale (piana Marinella) di cui sono noti i tre grandi templi dorici "Tempio E", "Tempio F" e il "Tempio G" che, assieme al Didymaion di Mileto, all'Artemision di Efeso e al Tempio G di Agrigento è uno dei più grandi dell'antichità; 2) a sud, l'Acropoli e le sue mura che si trovano sulle sponde del fiume Cottone; 3) la bassa collina di Manuzza a nord, occupata dall'abitato vero e proprio, e i due santuari extraurbani; 4) il santuario di Malaphoros sulla valle del fiume Selinus.
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Selinunte Arkæologiske Park
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È il più grande parco archeologico d’Europa http://selinunte.gov.it/ L'area archeologica più grande d'Europa. Mito, leggenda, storia, cultura: il Parco di Selinunte è tutto questo ed altro ancora. Uno scrigno di tesori lontani millenni eppure ancora così vivi, immanenti. 270 ettari che raccontano una delle più fiorenti civiltà classiche del Mediterraneo. Una storia già tanto ricca eppure ancora tutta da scoprire, e che attira non solo turisti e curiosi, ma ricercatori e studiosi da ogni parte del mondo. Il Parco conserva i colossali resti della colonia greca di Selinunte. Fondata nel VII secolo a. C. da un gruppo di coloni di Megara Hyblea, essa prende il nome da una qualità di prezzemolo selvatico (in greco “sélinon”) che tuttora vi cresce spontaneamente. Riscoperta nel XVI secolo, cominciò a venire alla luce in seguito a numerosi scavi iniziati dagli Inglesi ai primi dell’Ottocento. L'area archeologica può essere divisa in quattro parti: 1) l'area sacra posta sulla collina orientale (piana Marinella) di cui sono noti i tre grandi templi dorici "Tempio E", "Tempio F" e il "Tempio G" che, assieme al Didymaion di Mileto, all'Artemision di Efeso e al Tempio G di Agrigento è uno dei più grandi dell'antichità; 2) a sud, l'Acropoli e le sue mura che si trovano sulle sponde del fiume Cottone; 3) la bassa collina di Manuzza a nord, occupata dall'abitato vero e proprio, e i due santuari extraurbani; 4) il santuario di Malaphoros sulla valle del fiume Selinus.
• Segesta ( Tempio Dorico ed il Teatro Antico) https://www.siciliafan.it/storia-dellantica-citta-segesta/ https://www.siciliapreziosa.it/eventi/dionisiache-2019-programma-spettacoli-info-biglietti/ Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un popolo di cultura e tradizione peninsulare, una popolazione di origine italica, giunta in Sicilia dopo aver combattuto una guerra con gli Enotri. Segesta presto raggiunse un ruolo di primo piano nel bacino del Mediterraneo. Rilevante fu la sua secolare ostilità con Selinunte, la cui battaglia (415 a.C.) coinvolse anche Atene e Cartagine. Nel 408 a.C. grazie all’intervento cartaginese Selinunte fu distrutta. Segesta nei secoli successivi visse il suo periodo di splendore fino al 307 a.C. dove venne conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa “Diceopoli“, il nome che gli imposero i Siracusani ovvero la Città della giustizia. In seguito, dopo la prima guerra punica passò ai Romani che la liberarono dai cartaginesi ritornandogli il nome originale di Acesta. In virtù della comune origine leggendaria troiana, la esentarono da tributi, la dotarono di un vasto territorio e le permisero una nuova fase di prosperità. Si è a lungo ritenuto che Segesta venisse poi in seguito abbandonata dopo le invasioni dei “Vandali”, ma indagini e ricerche rilevarono un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, oggi testimoniato da un castello alla sommità del Monte Barbaro. Già famosa per i suoi due monumenti principali, il Tempio Dorico e il Teatro Antico, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un’immagine complessiva della città. La città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore. Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie di accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il Tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C). • Terme naturali di Segesta _ Polle del Crimiso I bagni liberi di Segesta, detti “Polle del Crimiso”, sono costituiti da affioramenti di acqua termale di origine vulcanica che sgorga sulle sponde del fiume omonimo. E’ possibile fare il bagno nelle piccole anse riparate del fiume, dove il flusso di acqua calda, al riparo dalla corrente del fiume, raggiunge temperature molto piacevoli. Tali acque sgorgano infatti alla sorgente alla temperatura di circa 47 gradi. Molto bello il contesto naturale delle Polle del Crimiso: i bagni liberi sono infatti immersi in un ambiente fatto di canneti e tamerici, ma soprattutto delle suggestive pareti rocciose di travertino bianco striato di rosa che rende particolarmente pittoresco il panorama.
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Segesta-templet
Contrada Barbaro
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• Segesta ( Tempio Dorico ed il Teatro Antico) https://www.siciliafan.it/storia-dellantica-citta-segesta/ https://www.siciliapreziosa.it/eventi/dionisiache-2019-programma-spettacoli-info-biglietti/ Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un popolo di cultura e tradizione peninsulare, una popolazione di origine italica, giunta in Sicilia dopo aver combattuto una guerra con gli Enotri. Segesta presto raggiunse un ruolo di primo piano nel bacino del Mediterraneo. Rilevante fu la sua secolare ostilità con Selinunte, la cui battaglia (415 a.C.) coinvolse anche Atene e Cartagine. Nel 408 a.C. grazie all’intervento cartaginese Selinunte fu distrutta. Segesta nei secoli successivi visse il suo periodo di splendore fino al 307 a.C. dove venne conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa “Diceopoli“, il nome che gli imposero i Siracusani ovvero la Città della giustizia. In seguito, dopo la prima guerra punica passò ai Romani che la liberarono dai cartaginesi ritornandogli il nome originale di Acesta. In virtù della comune origine leggendaria troiana, la esentarono da tributi, la dotarono di un vasto territorio e le permisero una nuova fase di prosperità. Si è a lungo ritenuto che Segesta venisse poi in seguito abbandonata dopo le invasioni dei “Vandali”, ma indagini e ricerche rilevarono un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, oggi testimoniato da un castello alla sommità del Monte Barbaro. Già famosa per i suoi due monumenti principali, il Tempio Dorico e il Teatro Antico, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un’immagine complessiva della città. La città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore. Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie di accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il Tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C). • Terme naturali di Segesta _ Polle del Crimiso I bagni liberi di Segesta, detti “Polle del Crimiso”, sono costituiti da affioramenti di acqua termale di origine vulcanica che sgorga sulle sponde del fiume omonimo. E’ possibile fare il bagno nelle piccole anse riparate del fiume, dove il flusso di acqua calda, al riparo dalla corrente del fiume, raggiunge temperature molto piacevoli. Tali acque sgorgano infatti alla sorgente alla temperatura di circa 47 gradi. Molto bello il contesto naturale delle Polle del Crimiso: i bagni liberi sono infatti immersi in un ambiente fatto di canneti e tamerici, ma soprattutto delle suggestive pareti rocciose di travertino bianco striato di rosa che rende particolarmente pittoresco il panorama.
• Marsala https://www.marsalaturismo.com/ Marsala, città di storia, di vino e di mare, offre tante attrazioni ai suoi visitatori. E' una città di grande fascino sia quando la si guarda dall'alto, arrivando con un aereo, sia quando la si raggiunge dal mare o dalla terra. La nave punica, il parco archeologico con i suoi preziosi reperti, lo storico sbarco di Garibaldi con i suoi Mille, il centro storico, curato e accogliente, con i suoi monumenti, le chiese, i musei raccontano la storia di una città dal passato importante e prestigioso (Museo degli Arazzi, Convento del Carmine, Cattedrale ). Marsala è anche città del vino. Storici stabilimenti e nuove aziende hanno prodotto e producono, con passione e maestria, ottimi vini bianchi, rossi e grandiosi liquorosi, come il nobile vino doc Marsala, noto in tutto il mondo. Città di mare, Marsala, con la natura incontaminata della Laguna dello Stagnone e le isole di Mothia, Scola, Santa Maria e Isola Lunga, con le sue spiagge di sabbia bianca e fine, il mare limpido e trasparente è il luogo dove immergersi e godere di sensazioni uniche de irripetibili Per gli amanti del mare sarà possibile divertirsi in barca a vela tra le onde del Mediterraneo o vivere emozioni mozzafiato sulle tavole da surf o con i Kite presso Santa Maria ------------------- Marsala è città di cultura e tradizioni, ricca di eventi da godere in tutti i periodi dell’anno attraverso itinerari storici e archeologici, percorsi d'arte, concerti, mostre e manifestazioni, ma è anche città del gusto e dell'enogastronomia con i suoi sapori e le sue tipicità culinarie, frutto della migliore tradizione locale.
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Marsala
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• Marsala https://www.marsalaturismo.com/ Marsala, città di storia, di vino e di mare, offre tante attrazioni ai suoi visitatori. E' una città di grande fascino sia quando la si guarda dall'alto, arrivando con un aereo, sia quando la si raggiunge dal mare o dalla terra. La nave punica, il parco archeologico con i suoi preziosi reperti, lo storico sbarco di Garibaldi con i suoi Mille, il centro storico, curato e accogliente, con i suoi monumenti, le chiese, i musei raccontano la storia di una città dal passato importante e prestigioso (Museo degli Arazzi, Convento del Carmine, Cattedrale ). Marsala è anche città del vino. Storici stabilimenti e nuove aziende hanno prodotto e producono, con passione e maestria, ottimi vini bianchi, rossi e grandiosi liquorosi, come il nobile vino doc Marsala, noto in tutto il mondo. Città di mare, Marsala, con la natura incontaminata della Laguna dello Stagnone e le isole di Mothia, Scola, Santa Maria e Isola Lunga, con le sue spiagge di sabbia bianca e fine, il mare limpido e trasparente è il luogo dove immergersi e godere di sensazioni uniche de irripetibili Per gli amanti del mare sarà possibile divertirsi in barca a vela tra le onde del Mediterraneo o vivere emozioni mozzafiato sulle tavole da surf o con i Kite presso Santa Maria ------------------- Marsala è città di cultura e tradizioni, ricca di eventi da godere in tutti i periodi dell’anno attraverso itinerari storici e archeologici, percorsi d'arte, concerti, mostre e manifestazioni, ma è anche città del gusto e dell'enogastronomia con i suoi sapori e le sue tipicità culinarie, frutto della migliore tradizione locale.
• Gibellina https://www.turismotrapani.net/gibellina-museo-en-plain-air/ Distinguiamo due Gibellina. L’originale è crollata a causa del terremoto del 1968. Tra le montagne che circondano la Valle del Belice si trovano solo i ruderi e il Cretto di Burri. Il Cretto di Alberto Burri è considerata l’opera di land art più grande al mondo. Realizzato sulle macerie di Gibellina vecchia (Tp), distrutta dal sisma della valle del Belice nel 1968, è un enorme sudario bianco di calce che ricopre interamente il paese siciliano. Da qualche giorno il Grande Cretto ha anche un museo dedicato, inaugurato nell'ex chiesa di S. Caterina, rimasta indenne dal terremoto, a 300 metri di distanza dal Cretto. Realizzato per fornire al visitatore gli strumenti per comprendere meglio l'opera che ha alti significati simbolici sul piano artistico ed antropologico, il Museo del Grande Cretto è stato voluto dall'amministrazione comunale di Gibellina Nuova (il centro abitato è stato costruito dopo il terremoto a 11 chilometri dall'abitato vecchio) guidata da Salvatore Sutera e ideato e curato dall'assessore alla Cultura Tanino Bonifacio; prevede la realizzazione di un ampio apparato museografico costituito da fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi del Grande Cretto); Costruita a qualche decina di chilometri più lontano, la nuova Gibellina, è un centro molto giovane. É stata progettata e costruita da numerosi artisti contemporanei (Consagra, Quaroni, Fontana, Paladino, Pomodoro, Accardi; Gregotti, Samonà, Purini, Thermes, Severini )che hanno fatto del paese un grande museo a cielo aperto. Una visita merita la Fondazione Orestiadi o Baglio Di Stefano; https://www.fondazioneorestiadi.it/ In origine questo “baglio”, struttura architettonica tipica del trapanese, era un’antica masseria. Restaurato su progetto degli architetti Aprile, Collovà e La Rocca nel 1981, ospita al suo interno il Museo delle Trame Mediterranee, istituito nel 1996. Il Museo contiene ceramiche, tessuti e oggetti d’arte di popoli e culture di area mediterranea, dalla Spagna alla Francia attraverso l’Italia fino ai paesi arabi, per testimoniare i segni e la trama che accomunano i popoli rivieraschi. La Fondazione ha sede nel complesso del Baglio di Stefano, elemento architettonico di grande interesse artistico, ricostruito a seguito del sisma che nel 1968 colpì la Valle del Belìce, esempio delle tipiche masserie che punteggiano le campagne trapanesi. Il Granaio accoglie la collezione d’arte contemporanea della Fondazione Orestiadi: le opere documentano la permanenza degli artisti a Gibellina e il loro contributo per il progetto di ricostruzione della città. Sono in mostra le macchine spettacolari di Arnaldo Pomodoro per le Orestiadi, le opere degli artisti della Transavanguardia italiana (Paladino, Cucchi, Germanà), di quelli di Forma Uno (Consagra, Accardi, Dorazio, Turcato; e tra le tante testimonianze quelle eclatanti di Beuys, Matta, Scialoja, Corpora, Isgrò, Schifano, Angeli, Boero, Alighiero Boetti, Longobardi, Nanda Vigo, Nunzio, Bob Wilson, Rotella, Crescenzio Berlingeri). Nel cortile antistante il Granaio di trova la Montagna di sale di Mimmo Paladino realizzata per le Orestiadi del 1990, tra i più grandi lavori del maestro della Transavanguardia. Sempre in esterno sono collocate opere di Cucchi, Consagra, Cuschera, Romano, Long e Briggs. Dietro la collina del Baglio Di Stefano, Il grande Cretto di Alberto Burri e a Gibellina la costellazione di opere che connotano l’ambiente urbano. La Fondazione Orestiadi ha una seconda sede a Tunisi, nel palazzo Bach-Hamba, uno degli edifici più belli della Medina. Gli spazi del Baglio di Stefano e il Cretto di Burri ospitano annualmente, nel periodo che va da Luglio a Settembre, il Festival Orestiadi di Gibellina. Ludovico Corrao ( 1927-2011), un uomo ricco e complesso di cui è difficile narrare in poche righe una vita densa di eventi straordinari. Eletto giovanissimo deputato nelle liste della Dc negli anni Cinquanta rompe l’unità dei cattolici in un unico partito e con Milazzo crea il movimento dei Cristiano-sociali conquistando il governo della Sicilia. Finita l’esperienza di assessore regionale Corrao è eletto parlamentare nazionale da indipendente di sinistra (1963). Sindaco di Alcamo nei primi anni Sessanta e poi Senatore della Repubblica (’68, ’72, ’94, ’96).
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Gibellina
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• Gibellina https://www.turismotrapani.net/gibellina-museo-en-plain-air/ Distinguiamo due Gibellina. L’originale è crollata a causa del terremoto del 1968. Tra le montagne che circondano la Valle del Belice si trovano solo i ruderi e il Cretto di Burri. Il Cretto di Alberto Burri è considerata l’opera di land art più grande al mondo. Realizzato sulle macerie di Gibellina vecchia (Tp), distrutta dal sisma della valle del Belice nel 1968, è un enorme sudario bianco di calce che ricopre interamente il paese siciliano. Da qualche giorno il Grande Cretto ha anche un museo dedicato, inaugurato nell'ex chiesa di S. Caterina, rimasta indenne dal terremoto, a 300 metri di distanza dal Cretto. Realizzato per fornire al visitatore gli strumenti per comprendere meglio l'opera che ha alti significati simbolici sul piano artistico ed antropologico, il Museo del Grande Cretto è stato voluto dall'amministrazione comunale di Gibellina Nuova (il centro abitato è stato costruito dopo il terremoto a 11 chilometri dall'abitato vecchio) guidata da Salvatore Sutera e ideato e curato dall'assessore alla Cultura Tanino Bonifacio; prevede la realizzazione di un ampio apparato museografico costituito da fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi del Grande Cretto); Costruita a qualche decina di chilometri più lontano, la nuova Gibellina, è un centro molto giovane. É stata progettata e costruita da numerosi artisti contemporanei (Consagra, Quaroni, Fontana, Paladino, Pomodoro, Accardi; Gregotti, Samonà, Purini, Thermes, Severini )che hanno fatto del paese un grande museo a cielo aperto. Una visita merita la Fondazione Orestiadi o Baglio Di Stefano; https://www.fondazioneorestiadi.it/ In origine questo “baglio”, struttura architettonica tipica del trapanese, era un’antica masseria. Restaurato su progetto degli architetti Aprile, Collovà e La Rocca nel 1981, ospita al suo interno il Museo delle Trame Mediterranee, istituito nel 1996. Il Museo contiene ceramiche, tessuti e oggetti d’arte di popoli e culture di area mediterranea, dalla Spagna alla Francia attraverso l’Italia fino ai paesi arabi, per testimoniare i segni e la trama che accomunano i popoli rivieraschi. La Fondazione ha sede nel complesso del Baglio di Stefano, elemento architettonico di grande interesse artistico, ricostruito a seguito del sisma che nel 1968 colpì la Valle del Belìce, esempio delle tipiche masserie che punteggiano le campagne trapanesi. Il Granaio accoglie la collezione d’arte contemporanea della Fondazione Orestiadi: le opere documentano la permanenza degli artisti a Gibellina e il loro contributo per il progetto di ricostruzione della città. Sono in mostra le macchine spettacolari di Arnaldo Pomodoro per le Orestiadi, le opere degli artisti della Transavanguardia italiana (Paladino, Cucchi, Germanà), di quelli di Forma Uno (Consagra, Accardi, Dorazio, Turcato; e tra le tante testimonianze quelle eclatanti di Beuys, Matta, Scialoja, Corpora, Isgrò, Schifano, Angeli, Boero, Alighiero Boetti, Longobardi, Nanda Vigo, Nunzio, Bob Wilson, Rotella, Crescenzio Berlingeri). Nel cortile antistante il Granaio di trova la Montagna di sale di Mimmo Paladino realizzata per le Orestiadi del 1990, tra i più grandi lavori del maestro della Transavanguardia. Sempre in esterno sono collocate opere di Cucchi, Consagra, Cuschera, Romano, Long e Briggs. Dietro la collina del Baglio Di Stefano, Il grande Cretto di Alberto Burri e a Gibellina la costellazione di opere che connotano l’ambiente urbano. La Fondazione Orestiadi ha una seconda sede a Tunisi, nel palazzo Bach-Hamba, uno degli edifici più belli della Medina. Gli spazi del Baglio di Stefano e il Cretto di Burri ospitano annualmente, nel periodo che va da Luglio a Settembre, il Festival Orestiadi di Gibellina. Ludovico Corrao ( 1927-2011), un uomo ricco e complesso di cui è difficile narrare in poche righe una vita densa di eventi straordinari. Eletto giovanissimo deputato nelle liste della Dc negli anni Cinquanta rompe l’unità dei cattolici in un unico partito e con Milazzo crea il movimento dei Cristiano-sociali conquistando il governo della Sicilia. Finita l’esperienza di assessore regionale Corrao è eletto parlamentare nazionale da indipendente di sinistra (1963). Sindaco di Alcamo nei primi anni Sessanta e poi Senatore della Repubblica (’68, ’72, ’94, ’96).
• Riserva dello Zingaro e Scopello Poche storie parlano dell'amore a lieto fine degli uomini per la propria terra come quella che, il 6 maggio del 1981, si concluse con l'istituzione della Riserva naturale orientata dello Zingaro, la prima area naturale protetta della Sicilia. Fu per scongiurare la costruzione della strada litoranea di collegamento tra le due località di Scopello e San Vito Lo Capo, infatti, che il 18 maggio del 1980, duemila ambientalisti marciarono tenendosi per mano impedendo così la cementificazione di questo tratto di costa siciliana e proteggendo (si spera per sempre) uno degli ecosistemi naturali più ricchi del Mediterraneo. Rocce calcaree a strapiombo su un mare limpido e turchese, piccole insenature e spiagge di ciottoli bianchi, anfratti e grotte abitate fin dal Paleolitico superiore, come l'importante sito preistorico della grotta dell'Uzzo, e poi le palme nane (il simbolo dello Zingaro) che ricrescono tra la gariga e la macchia mediterranea, anno dopo anno, nonostante i numerosi incendi. Oggi, per esplorare la riserva via terra, si può solo camminare. Dei cinque percorsi, tutti ben segnalati e percorribili con ai piedi gli scarponcini da trekking e una buona dose d'acqua potabile, il più facile e battuto asseconda per sette chilometri la costa (calcolare circa 2 ore, solo per l'andata), dall'ingresso sud (a Scopello) fino all'accesso nord (a San Vito Lo Capo) e rappresenta la scelta ideale per accedere agevolmente alle calette più spettacolari come Cala Capreria, Cala Disa, Cala Beretta, Cala Marinella, Cala Torre dell'Uzzo e Cala Tonnarella dell'Uzzo (la bellissima Cala Varo, invece, è raggiungibile solo via mare). Tra un bagno e l'altro, approfittando anche del minore flusso turistico che sta vivendo la riserva dal 2017 come diretta conseguenza (o almeno così raccontano gli operatori locali) della chiusura della base aerea della compagnia low cost Ryanair all'aeroporto di Trapani, ci si può trattenere qualche ora in più e visitare, oltre al Centro di educazione ambientale, anche i cinque musei dedicati a varie tematiche, dalla pesca del tonno rosso al Museo delle attività marinare alla lavorazione del grano al Museo della civiltà contadina e dall'arte d'intrecciare la giummara (la palma nana) e le altre fibre vegetali al Museo dell'intreccio fino all'antico utilizzo della manna al Museo della manna. E infine, la fauna e la flora al Museo naturalistico dove, tra le altre curiosità in mostra, si scopre che proprio nei cieli dello Zingaro, insieme ai numerosi rapaci, vola anche la rara aquila del Bonelli. Ma birdwatching a parte, la vera e indiscussa star della riserva e più in generale della costa occidentale siciliana rimane la Tonnara di Scopello. Scelta come location cinematografica di Ocean's Twelwe e Il Commissario Montalbano, quest'antica costruzione adibita alla pesca dei tonni, in funzione dal Settecento e fino agli anni Ottanta del Novecento e oggi adibita a museo, infatti, offre un'incomparabile scenografia naturale incastonata com'è tra gli alti faraglioni che spuntano maestosi dall'acqua.
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Parcheggio Riserva Naturale dello Zingaro - Entrata Sud
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• Riserva dello Zingaro e Scopello Poche storie parlano dell'amore a lieto fine degli uomini per la propria terra come quella che, il 6 maggio del 1981, si concluse con l'istituzione della Riserva naturale orientata dello Zingaro, la prima area naturale protetta della Sicilia. Fu per scongiurare la costruzione della strada litoranea di collegamento tra le due località di Scopello e San Vito Lo Capo, infatti, che il 18 maggio del 1980, duemila ambientalisti marciarono tenendosi per mano impedendo così la cementificazione di questo tratto di costa siciliana e proteggendo (si spera per sempre) uno degli ecosistemi naturali più ricchi del Mediterraneo. Rocce calcaree a strapiombo su un mare limpido e turchese, piccole insenature e spiagge di ciottoli bianchi, anfratti e grotte abitate fin dal Paleolitico superiore, come l'importante sito preistorico della grotta dell'Uzzo, e poi le palme nane (il simbolo dello Zingaro) che ricrescono tra la gariga e la macchia mediterranea, anno dopo anno, nonostante i numerosi incendi. Oggi, per esplorare la riserva via terra, si può solo camminare. Dei cinque percorsi, tutti ben segnalati e percorribili con ai piedi gli scarponcini da trekking e una buona dose d'acqua potabile, il più facile e battuto asseconda per sette chilometri la costa (calcolare circa 2 ore, solo per l'andata), dall'ingresso sud (a Scopello) fino all'accesso nord (a San Vito Lo Capo) e rappresenta la scelta ideale per accedere agevolmente alle calette più spettacolari come Cala Capreria, Cala Disa, Cala Beretta, Cala Marinella, Cala Torre dell'Uzzo e Cala Tonnarella dell'Uzzo (la bellissima Cala Varo, invece, è raggiungibile solo via mare). Tra un bagno e l'altro, approfittando anche del minore flusso turistico che sta vivendo la riserva dal 2017 come diretta conseguenza (o almeno così raccontano gli operatori locali) della chiusura della base aerea della compagnia low cost Ryanair all'aeroporto di Trapani, ci si può trattenere qualche ora in più e visitare, oltre al Centro di educazione ambientale, anche i cinque musei dedicati a varie tematiche, dalla pesca del tonno rosso al Museo delle attività marinare alla lavorazione del grano al Museo della civiltà contadina e dall'arte d'intrecciare la giummara (la palma nana) e le altre fibre vegetali al Museo dell'intreccio fino all'antico utilizzo della manna al Museo della manna. E infine, la fauna e la flora al Museo naturalistico dove, tra le altre curiosità in mostra, si scopre che proprio nei cieli dello Zingaro, insieme ai numerosi rapaci, vola anche la rara aquila del Bonelli. Ma birdwatching a parte, la vera e indiscussa star della riserva e più in generale della costa occidentale siciliana rimane la Tonnara di Scopello. Scelta come location cinematografica di Ocean's Twelwe e Il Commissario Montalbano, quest'antica costruzione adibita alla pesca dei tonni, in funzione dal Settecento e fino agli anni Ottanta del Novecento e oggi adibita a museo, infatti, offre un'incomparabile scenografia naturale incastonata com'è tra gli alti faraglioni che spuntano maestosi dall'acqua.
• L’ Isola di Mothia ed il “Suo Giovinetto” https://www.ioamolasicilia.com/lisola-di-mozia/ L’isola di Mozia appartiene all’arcipelago dello Stagnone di Marsala e rappresenta uno degli itinerari turistici più apprezzati dai visitatori che esplorano la zona di Trapani e provincia.Mozia è un vero tesoro a cielo aperto, con i suoi numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sommersi dal mare a causa dell’innalzamento delle maree: il suo valore archeologico è tuttora ritenuto inestimabile.La sua fama è strettamente legata alla figura dell’archeologo Giuseppe Whitakher che sull’isola condusse un’importante campagna di scavi che portò alla luce la necropoli arcaica, il santuario fenicio-punico del Cappiddazzu, la casa dei mosaici, il tofet e le zone di Porta Sud, Porta Nord e della Casermetta.Mozia ospita infatti uno dei più importanti musei della provincia di Trapani di proprietà della Fondazione Whitaker che possiede l’itera isola dal 1971. Il giovanetto di Mozia è il reperto più prestigioso e rappresentativo dell’isola: si tratta di una statua marmorea.per accedere all’isola, oltre al biglietto del traghetto che ammonta a 5 euro per appena 5 minuti di navigazione, è necessario pagare un ulteriore biglietto di accesso di 9 euro che comprende però l’accesso al Museo Whitaker. Per girarla a piedi sono sufficienti un paio d’ore, lungo i sentieri segnati dal percorso turistico. Ma le sorprese non finiscono qui, Mozia è raggiungibile anche attraverso un percorso pedonale, un’antica strada punica che storicamente era utilizzata dai carri trainati dai cavalli. Una strada percorribile solo nei periodi di bassa marea che offre ai turisti la sensazione di camminare sulle acque.
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Mozia
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• L’ Isola di Mothia ed il “Suo Giovinetto” https://www.ioamolasicilia.com/lisola-di-mozia/ L’isola di Mozia appartiene all’arcipelago dello Stagnone di Marsala e rappresenta uno degli itinerari turistici più apprezzati dai visitatori che esplorano la zona di Trapani e provincia.Mozia è un vero tesoro a cielo aperto, con i suoi numerosi reperti archeologici, alcuni dei quali sommersi dal mare a causa dell’innalzamento delle maree: il suo valore archeologico è tuttora ritenuto inestimabile.La sua fama è strettamente legata alla figura dell’archeologo Giuseppe Whitakher che sull’isola condusse un’importante campagna di scavi che portò alla luce la necropoli arcaica, il santuario fenicio-punico del Cappiddazzu, la casa dei mosaici, il tofet e le zone di Porta Sud, Porta Nord e della Casermetta.Mozia ospita infatti uno dei più importanti musei della provincia di Trapani di proprietà della Fondazione Whitaker che possiede l’itera isola dal 1971. Il giovanetto di Mozia è il reperto più prestigioso e rappresentativo dell’isola: si tratta di una statua marmorea.per accedere all’isola, oltre al biglietto del traghetto che ammonta a 5 euro per appena 5 minuti di navigazione, è necessario pagare un ulteriore biglietto di accesso di 9 euro che comprende però l’accesso al Museo Whitaker. Per girarla a piedi sono sufficienti un paio d’ore, lungo i sentieri segnati dal percorso turistico. Ma le sorprese non finiscono qui, Mozia è raggiungibile anche attraverso un percorso pedonale, un’antica strada punica che storicamente era utilizzata dai carri trainati dai cavalli. Una strada percorribile solo nei periodi di bassa marea che offre ai turisti la sensazione di camminare sulle acque.
• Trapani città https://www.turismotrapani.net/ Le origini di Trapani hanno uno sfondo mitologico: una falce caduta a Cerere mutata in lingua di terra ha dato vita ad una città detta Drepanon (“falce”). Ma questa è solo una delle leggende mitologiche sulle origini di Trapani. Da un punto di vista storico, invece, la città è stata fondata dagli Elimi prima della caduta di Troia. Ad unirsi agli Elimi in modo pacifico sono prima i Sicani e poi i Fenici provenienti da Cartagine. In questo periodo la città gode di un periodo ricco e di una situazione di indipendenza. Dopo le guerre contro i Greci e Siracusa, il generale Amilcare si prepara ad affrontare Roma. Per questo fa costruire castelli e torri di difesa della città. In seguito ad una prima vittoria cartaginese, i Romani conquistano Trapani nella battaglia delle Isole Egadi. La città diventa Drepanum. Sotto il dominio romano Drepanum perde il suo splendore e la sua centralità nei traffici marittimi. Dopo i Romani è la volta dei Vandali, seguiti dai Bizantini e poi dagli Arabi. Ma è con la conquista dei Normanni che la città ritrova il suo splendore. Il porto di Trapani ormai rappresentava la porta per l’Oriente ed era un punto di riferimento per le città marinare italiane più importanti. La dominazione Angioina dura poco a Trapani e porta alla partecipazione ai Vespri Siciliani. Nel 1282 la città passa nelle mani degli Aragonesi, che portano sviluppo economico e politico. Nel XVII secolo Trapani subisce un declino, a causa di carestie e pestilenze. Con il secolo successivo raddoppia la popolazione della città, ma ormai Trapani non è più il centro marittimo di una volta. In ogni caso la città mantiene un’ottima posizione strategica dal punto di vista militare. Dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. Il Regno Borbonico e delle Due Sicilie dura dal 1738 al 1860 ed è successivo ai brevi periodi sabaudo e austriaco. Sotto la dominazione borbonica vengono bonificate alcune aree della città e sviluppata l’area urbana. Lo sviluppo riguarda anche l’attività marinara, l’industria del sale e le tonnare. I moti del 1848 portano al Regno d’Italia nel 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala. Rivista dall’architettura contemporanea la città cambia forma a fine Ottocento e dopo la Prima Guerra Mondiale vive la Belle époque: lo sviluppo economico e culturale della borghesia urbana. Con l’avvento del fascismo, oltre allo stile liberty, ritorna a Trapani lo stile Neoclassico nell’architettura. Dopoguerra Trapanese. La Seconda Guerra Mondiale segna la distruzione dello storico quartiere di San Pietro e lascia la città stremata. La crisi del dopoguerra continuerà a rendere difficile lo sviluppo della città. Nel 1968 arriva il terremoto della Valle del Belice e nel 1965 e nel 1976 due alluvioni invadono la città. Solo a partire dagli anni ’90, Trapani rinasce e potenzia le sue ricchezze artistiche, naturali e le sue strutture ricettive. La città di Trapani ha accolto negli ultimi anni eventi di rilievo internazionale, sia artistici che sportivi.
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Trapani
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• Trapani città https://www.turismotrapani.net/ Le origini di Trapani hanno uno sfondo mitologico: una falce caduta a Cerere mutata in lingua di terra ha dato vita ad una città detta Drepanon (“falce”). Ma questa è solo una delle leggende mitologiche sulle origini di Trapani. Da un punto di vista storico, invece, la città è stata fondata dagli Elimi prima della caduta di Troia. Ad unirsi agli Elimi in modo pacifico sono prima i Sicani e poi i Fenici provenienti da Cartagine. In questo periodo la città gode di un periodo ricco e di una situazione di indipendenza. Dopo le guerre contro i Greci e Siracusa, il generale Amilcare si prepara ad affrontare Roma. Per questo fa costruire castelli e torri di difesa della città. In seguito ad una prima vittoria cartaginese, i Romani conquistano Trapani nella battaglia delle Isole Egadi. La città diventa Drepanum. Sotto il dominio romano Drepanum perde il suo splendore e la sua centralità nei traffici marittimi. Dopo i Romani è la volta dei Vandali, seguiti dai Bizantini e poi dagli Arabi. Ma è con la conquista dei Normanni che la città ritrova il suo splendore. Il porto di Trapani ormai rappresentava la porta per l’Oriente ed era un punto di riferimento per le città marinare italiane più importanti. La dominazione Angioina dura poco a Trapani e porta alla partecipazione ai Vespri Siciliani. Nel 1282 la città passa nelle mani degli Aragonesi, che portano sviluppo economico e politico. Nel XVII secolo Trapani subisce un declino, a causa di carestie e pestilenze. Con il secolo successivo raddoppia la popolazione della città, ma ormai Trapani non è più il centro marittimo di una volta. In ogni caso la città mantiene un’ottima posizione strategica dal punto di vista militare. Dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. Il Regno Borbonico e delle Due Sicilie dura dal 1738 al 1860 ed è successivo ai brevi periodi sabaudo e austriaco. Sotto la dominazione borbonica vengono bonificate alcune aree della città e sviluppata l’area urbana. Lo sviluppo riguarda anche l’attività marinara, l’industria del sale e le tonnare. I moti del 1848 portano al Regno d’Italia nel 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala. Rivista dall’architettura contemporanea la città cambia forma a fine Ottocento e dopo la Prima Guerra Mondiale vive la Belle époque: lo sviluppo economico e culturale della borghesia urbana. Con l’avvento del fascismo, oltre allo stile liberty, ritorna a Trapani lo stile Neoclassico nell’architettura. Dopoguerra Trapanese. La Seconda Guerra Mondiale segna la distruzione dello storico quartiere di San Pietro e lascia la città stremata. La crisi del dopoguerra continuerà a rendere difficile lo sviluppo della città. Nel 1968 arriva il terremoto della Valle del Belice e nel 1965 e nel 1976 due alluvioni invadono la città. Solo a partire dagli anni ’90, Trapani rinasce e potenzia le sue ricchezze artistiche, naturali e le sue strutture ricettive. La città di Trapani ha accolto negli ultimi anni eventi di rilievo internazionale, sia artistici che sportivi.
• San Vito lo Capo ( Cous Cous Fest) https://www.sanvitoweb.com/ San Vito Lo Capo Tra leggenda , storia e tradizione Le origini di San Vito Lo Capo sono legate ad un' antica leggenda in cui si narrano le vicissitudini di un giovane patrizio romano, figlio di un alto funzionario dell'antica Roma. Un giorno il giovane, per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano, decide di fuggire da Mazzara, sua città natale, insieme alla nutrice Crescenzia e all'istitutore Modesto che lo avevano convertito al cristianesimo. Dopo alcuni giorni di navigazione verso nord, una tempesta costrinse la nave di Vito ad approdare in un golfo protetto dal vento da un capo roccioso ben conosciuto dai naviganti del tempo (Egitarso o Egitallo il suo nome) e qui i tre avrebbero cercato di convertire gli abitanti del villaggio Conturrana, che sorgeva a circa tre chilometri dal mare, sotto un'alta rocca.Vito, Modesto e Crescenzia non riuscirono a convertire alla loro fede gli abitanti del villaggio, e anzi da questi furono scacciati e minacciati. Fu allora che, come una punizione divina, giunse un' enorme frana a seppellire il villaggio ed i suoi abitanti. Giungendo in auto a San Vito Lo Capo si può, ancora oggi, scorgere un'ampia zona franosa riconducibile a quegli eventi, chiamata Contrada Valanga e a poche centinaia di metri una Cappella dedicata a Santa Crescenzia, costruita dagli ericini nel XVI secolo. Il passaggio di Vito e Crescenzia provocò comunque grande emozione tra le genti della zona, e intorno al 300 (Vito morì nel 299 a 22 anni) venne costruita la prima cappella a lui dedicata. Nei secoli la cappella subì diversi interventi, venne ingrandita e abbellita, anche perché erano sempre più numerosi i pellegrini che venivano qui per venerare il Santo Martire. Tutto intorno ad essa ancora non esisteva nulla, e i pellegrini erano costretti a dormire nelle tende o all'addiaccio. La fabbrica primitiva, che poi avrebbe lasciato il posto all'attuale santuario, nacque attorno alla chiesa come fortezza - alloggio per dare ospitalità ai pellegrini e per difenderli dai banditi e dai corsari barbareschi. Tale realizzazione risale alla fine del 1.400, e si deve anche questa alla fede (e alle finanze) degli ericini. La torre quadrata della chiesa - santuario - fortezza venne realizzata circa 150 anni dopo, intorno al 1600. La fortezza disponeva di eleganti alloggi per i nobili e modeste stanze per la povera gente, di stalle e perfino di un pozzo detto "di Santo Vito". La fama della chiesa e dei miracoli accreditati al Martire San Vito e alla Santa Crescenzia, le punizioni "divine" (tempeste, naufragi) che colpirono diversi corsari che avevano avuto l'ardire di saccheggiare la chiesa e rapinare i fedeli, richiamavano sempre più gente attorno al santuario, e così all'inizio del 1700 furono costruite le prime case a ridosso dell'edificio. E' probabile che dapprima si trattasse solo di capanne per i fedeli in transito, poi qualche famiglia decise di fermarsi, magari per offrire - dietro compenso - vitto e alloggio ai pellegrini; alla fine del '700 attorno alla chiesa esisteva già un piccolo nucleo di abitazioni. Nasceva così il paese, ma dovevano passare ancora molti decenni perché San Vito Lo Capo e le sue contrade divenissero nuclei abitati nel vero senso della parola. Oggi fanno parte dello stesso comune le frazioni di Macari e Castelluzzo immerse nella verde campagna siciliana e vicinissime ad uno dei tratti più belli della costa trapanese.
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San Vito Lo Capo
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• San Vito lo Capo ( Cous Cous Fest) https://www.sanvitoweb.com/ San Vito Lo Capo Tra leggenda , storia e tradizione Le origini di San Vito Lo Capo sono legate ad un' antica leggenda in cui si narrano le vicissitudini di un giovane patrizio romano, figlio di un alto funzionario dell'antica Roma. Un giorno il giovane, per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano, decide di fuggire da Mazzara, sua città natale, insieme alla nutrice Crescenzia e all'istitutore Modesto che lo avevano convertito al cristianesimo. Dopo alcuni giorni di navigazione verso nord, una tempesta costrinse la nave di Vito ad approdare in un golfo protetto dal vento da un capo roccioso ben conosciuto dai naviganti del tempo (Egitarso o Egitallo il suo nome) e qui i tre avrebbero cercato di convertire gli abitanti del villaggio Conturrana, che sorgeva a circa tre chilometri dal mare, sotto un'alta rocca.Vito, Modesto e Crescenzia non riuscirono a convertire alla loro fede gli abitanti del villaggio, e anzi da questi furono scacciati e minacciati. Fu allora che, come una punizione divina, giunse un' enorme frana a seppellire il villaggio ed i suoi abitanti. Giungendo in auto a San Vito Lo Capo si può, ancora oggi, scorgere un'ampia zona franosa riconducibile a quegli eventi, chiamata Contrada Valanga e a poche centinaia di metri una Cappella dedicata a Santa Crescenzia, costruita dagli ericini nel XVI secolo. Il passaggio di Vito e Crescenzia provocò comunque grande emozione tra le genti della zona, e intorno al 300 (Vito morì nel 299 a 22 anni) venne costruita la prima cappella a lui dedicata. Nei secoli la cappella subì diversi interventi, venne ingrandita e abbellita, anche perché erano sempre più numerosi i pellegrini che venivano qui per venerare il Santo Martire. Tutto intorno ad essa ancora non esisteva nulla, e i pellegrini erano costretti a dormire nelle tende o all'addiaccio. La fabbrica primitiva, che poi avrebbe lasciato il posto all'attuale santuario, nacque attorno alla chiesa come fortezza - alloggio per dare ospitalità ai pellegrini e per difenderli dai banditi e dai corsari barbareschi. Tale realizzazione risale alla fine del 1.400, e si deve anche questa alla fede (e alle finanze) degli ericini. La torre quadrata della chiesa - santuario - fortezza venne realizzata circa 150 anni dopo, intorno al 1600. La fortezza disponeva di eleganti alloggi per i nobili e modeste stanze per la povera gente, di stalle e perfino di un pozzo detto "di Santo Vito". La fama della chiesa e dei miracoli accreditati al Martire San Vito e alla Santa Crescenzia, le punizioni "divine" (tempeste, naufragi) che colpirono diversi corsari che avevano avuto l'ardire di saccheggiare la chiesa e rapinare i fedeli, richiamavano sempre più gente attorno al santuario, e così all'inizio del 1700 furono costruite le prime case a ridosso dell'edificio. E' probabile che dapprima si trattasse solo di capanne per i fedeli in transito, poi qualche famiglia decise di fermarsi, magari per offrire - dietro compenso - vitto e alloggio ai pellegrini; alla fine del '700 attorno alla chiesa esisteva già un piccolo nucleo di abitazioni. Nasceva così il paese, ma dovevano passare ancora molti decenni perché San Vito Lo Capo e le sue contrade divenissero nuclei abitati nel vero senso della parola. Oggi fanno parte dello stesso comune le frazioni di Macari e Castelluzzo immerse nella verde campagna siciliana e vicinissime ad uno dei tratti più belli della costa trapanese.
Salemi Antico Duomo di San Nicola di Bari", danneggiato dal Terremoto del Belice del 1968. Tempio di Venere in epoca romana, verosimilmente insistente su una moschea in epoca araba, Chiesa Madre medievale dedicata alla "Madonna degli Angeli" fino al 1615 quando ebbe inizio il riassemblaggio e la ricostruzione per opera di Mariano Smiriglio."Duomo del Collegio dei Gesuiti" (1642)"Chiesa Sant'Antonio da Padova"."Chiesa di Sant'Agostino"."Basilica paleocristiana di San Miceli", sorta su vestigia greche e romane del IV e VI secolo, riportata alla luce nel 1893dall'archeologo Antonio Salinas"Chiesa di San Bartolomeo"."Chiesa di san Biagio"."Chiesa del Carmine"."Chiesa di Santo Stefano"."Ex Chiesa del Rosario"."Chiesa della Misericordia"."Chiesa Santa Maria degli Angeli". "Chiesa Immacolata Concezione"."Chiesa San Giuseppe"."Chiesa San Giovanni". "Chiesa San Francesco di Paola"."Chiesa San Francesco d'Assisi"."Chiesa Santa Maria della Catena"."Chiesa San Clemente o Santa Annedda".
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Salemi
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Salemi Antico Duomo di San Nicola di Bari", danneggiato dal Terremoto del Belice del 1968. Tempio di Venere in epoca romana, verosimilmente insistente su una moschea in epoca araba, Chiesa Madre medievale dedicata alla "Madonna degli Angeli" fino al 1615 quando ebbe inizio il riassemblaggio e la ricostruzione per opera di Mariano Smiriglio."Duomo del Collegio dei Gesuiti" (1642)"Chiesa Sant'Antonio da Padova"."Chiesa di Sant'Agostino"."Basilica paleocristiana di San Miceli", sorta su vestigia greche e romane del IV e VI secolo, riportata alla luce nel 1893dall'archeologo Antonio Salinas"Chiesa di San Bartolomeo"."Chiesa di san Biagio"."Chiesa del Carmine"."Chiesa di Santo Stefano"."Ex Chiesa del Rosario"."Chiesa della Misericordia"."Chiesa Santa Maria degli Angeli". "Chiesa Immacolata Concezione"."Chiesa San Giuseppe"."Chiesa San Giovanni". "Chiesa San Francesco di Paola"."Chiesa San Francesco d'Assisi"."Chiesa Santa Maria della Catena"."Chiesa San Clemente o Santa Annedda".
• Partanna ( Castello Grifeo, Chiesa Madre, Chiesa di San Rocco, Fossati del Neolitico in Contrada Stretto, Santuario Madonna della Libera, monastero delle Benedettini, Mercato del Contadino-Prima domenica del mese, Sagra della cipolla rossa)
Partanna
• Partanna ( Castello Grifeo, Chiesa Madre, Chiesa di San Rocco, Fossati del Neolitico in Contrada Stretto, Santuario Madonna della Libera, monastero delle Benedettini, Mercato del Contadino-Prima domenica del mese, Sagra della cipolla rossa)
• Castelvetrano (Chiesa Barocca di San Domenico, l’Efebo ed il museo archeologico, Teatro Selinus)
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Castelvetrano
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• Castelvetrano (Chiesa Barocca di San Domenico, l’Efebo ed il museo archeologico, Teatro Selinus)
• Castelvetrano (Chiesa Barocca di San Domenico, l’Efebo ed il museo archeologico, Teatro Selinus)
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Mazara del Vallo
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• Castelvetrano (Chiesa Barocca di San Domenico, l’Efebo ed il museo archeologico, Teatro Selinus)
• Duomo di Monreale Da 830 anni il Duomo di Monreale attira a sé frotte di pellegrini, religiosi, fedeli di ogni confessione e, almeno nell'ultimo secolo, turisti in cerca di emozioni forti. Già, perché è difficile rimanere indifferenti entrando nel complesso arroccato nel cuore del comune siciliano appena fuori da Palermo. Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2015, è la realizzazione di un sogno di re Guglielmo il Buono che, se da una parte è chiaramente di ispirazione normanna, non manca di dettagli dal gusto islamico in un sincretismo artistico che non ha eguali nel mondo. È di pochi giorni fa l'inaugurazione di un nuovo percorso di visita che punta a un'ulteriore valorizzazione di un luogo mistico e mitico. Percorso che include ovviamente il Duomo, con gli incredibili mosaici dorati e il gigante Cristo Pantocratore, la Cappella Roano (dove si trova il Tesoro del Duomo), il chiostro, il giro completo delle terrazze (da dove si gode di una bellissima vista), il Museo Diocesano, ma anche la torre meridionale, il cui restauro è in dirittura d'arrivo, che ospiterà quattro nuove sale espositive per accogliere le opere finora conservate nei magazzini del museo. Il prossimo passaggio punta sulla tecnologia: sarà a breve disponibile una app per visitare l'intero complesso in autonomia e con i propri tempi, mentre è già disponibile l'audioguida in quattro lingue (italiano,inglese,francese e tedesco). “Questo percorso di valorizzazione dei beni culturali siciliani consentirà ai tanti turisti che visitano la Sicilia di potere fruire dei luoghi della cultura in maniera moderna e completa”, ha dichiarato il presidente della regione Nello Musumeci. Per poi lasciarsi travolgere dalla luce e dall'energia dei 6340 metri quadrati di mosaici d'oro.
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Monreale Katedral
1 Piazza Guglielmo II
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• Duomo di Monreale Da 830 anni il Duomo di Monreale attira a sé frotte di pellegrini, religiosi, fedeli di ogni confessione e, almeno nell'ultimo secolo, turisti in cerca di emozioni forti. Già, perché è difficile rimanere indifferenti entrando nel complesso arroccato nel cuore del comune siciliano appena fuori da Palermo. Patrimonio dell'Umanità Unesco dal 2015, è la realizzazione di un sogno di re Guglielmo il Buono che, se da una parte è chiaramente di ispirazione normanna, non manca di dettagli dal gusto islamico in un sincretismo artistico che non ha eguali nel mondo. È di pochi giorni fa l'inaugurazione di un nuovo percorso di visita che punta a un'ulteriore valorizzazione di un luogo mistico e mitico. Percorso che include ovviamente il Duomo, con gli incredibili mosaici dorati e il gigante Cristo Pantocratore, la Cappella Roano (dove si trova il Tesoro del Duomo), il chiostro, il giro completo delle terrazze (da dove si gode di una bellissima vista), il Museo Diocesano, ma anche la torre meridionale, il cui restauro è in dirittura d'arrivo, che ospiterà quattro nuove sale espositive per accogliere le opere finora conservate nei magazzini del museo. Il prossimo passaggio punta sulla tecnologia: sarà a breve disponibile una app per visitare l'intero complesso in autonomia e con i propri tempi, mentre è già disponibile l'audioguida in quattro lingue (italiano,inglese,francese e tedesco). “Questo percorso di valorizzazione dei beni culturali siciliani consentirà ai tanti turisti che visitano la Sicilia di potere fruire dei luoghi della cultura in maniera moderna e completa”, ha dichiarato il presidente della regione Nello Musumeci. Per poi lasciarsi travolgere dalla luce e dall'energia dei 6340 metri quadrati di mosaici d'oro.
• Sambuca di Sicilia (AG) Borgo dei Borghi 2016 https://thesicilianway.it/viaggi-sicilia/agrigento/cosa-vedere-sambuca-di-sicilia-borgo-dei-borghi/ Sambuca di Sicilia, città dell’Emiro, è stata proclamata “Borgo dei Borghi 2016”.Per il terzo anno consecutivo il “Borgo più bello d’Italia” si trova in Sicilia. Dopo Gangi e Montalbano Elicona, questa volta il riconoscimento è andato a Sambuca di Sicilia, paese di origini arabe nella Valle del Belice.Sambuca di Sicilia, comune di 6.000 abitanti della Provincia di Agrigento, è al confine con quelle di Trapani e Palermo. Sorge su un costone roccioso di pietra arenaria ed ha uno sviluppo a pianta triangolare con vertice superiore sull’area di risulta del Castello di Zabuth, l’attuale Terrazzo “Belvedere”. Lo sviluppo dell’abitato è a fusi che si allargano man mano che ci si allontana dal vertice. Caratterizzano l’abitato oltre duecento cortili con scale esterne come nella tradizione araba. Pare che il paese sia stato fondato dall’Emiro Al Zabuth dopo lo sbarco in Sicilia dell’827. A ridosso del castello e della Chiesa Madre sorge il Quartiere Arabo chiamato in gergo “Setti Vaneddi”. Il Quartiere – il migliore impianto islamico conservato in Sicilia – si articola in sette “viuzze” molto strette. I vicoli, con manto stradale ciottolato, si collegano l’uno all’altro. Caratteristica del quartiere sono le cave di pietra – profonde fino a 18 mt – che si trovano sotto le abitazioni e dalle quali è stato ricavato il materiale per la costruzione delle case. Si tratta di una “città sommersa” recentemente recuperata e resa fruibile. Il paese ebbe notevole sviluppo dopo il 1400. In questi anni cominciano a costruirsi le prime chiese. La moschea araba fu trasformata in chiesa Cristiana e dedicata a San Giorgio. Nel XVI secolo il notevole sviluppo urbano accompagna quello demografico. Si rende necessario “sconfinare” oltre le mura. Il centro comincia a crescere in direzione Sud-Est. Cominciano a costruirsi i primi palazzi tra i quali Palazzo Panitteri – una sorta di complesso autonomo che si attesta su quattro vie – il Convento del Carmine, il Monastero di S. Caterina, l’Ospedale “Caruso” e più tardi i due Conventi Francescani. Lo sviluppo del centro segue la costruenda “Via Granni” su cui si attestano gli edifici più prestigiosi sia religiosi che civili. Le strade ora diventano più larghe e vi si attestano i palazzi della aristocrazia locale. In questo processo della “costruzione” della città trovano spazio la Chiesa della Concezione con il portale Chiaramontano del XV secolo, la Chiesa Barocca di Santa Caterina, fondata nel XVI secolo, con al suo interno un interessante apparato decorativo in stucco, la Chiesa del Carmine che custodisce la statua marmorea della Madonna dell’Udienza e infine l’ottocentesco Teatro Comunale “L’Idea”, gioiello dell’architettura locale. All’interno di questo sistema, si inseriscono il Museo Archeologico con i reperti Monte Adranone – sito archeologico in territorio sambucese, il più alto presidio punico della Sicilia occidentale – la Sala Espositiva su Fra Felice da Sambuca, la Pinacoteca Gianbecchina, che ripercorre la vita e le opere del pittore che ha dipinto la “fatica” dell’uomo e le “sculture tessili” della francese naturalizzata sambucese Silvie Clavel. La qualità del centro storico, le caratteristiche ambientali, la millenaria storia e la qualità della vita hanno fatto guadagnare a Sambuca il titolo di “Borgo dei Borghi 2016”.
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Sambuca di Sicilia
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• Sambuca di Sicilia (AG) Borgo dei Borghi 2016 https://thesicilianway.it/viaggi-sicilia/agrigento/cosa-vedere-sambuca-di-sicilia-borgo-dei-borghi/ Sambuca di Sicilia, città dell’Emiro, è stata proclamata “Borgo dei Borghi 2016”.Per il terzo anno consecutivo il “Borgo più bello d’Italia” si trova in Sicilia. Dopo Gangi e Montalbano Elicona, questa volta il riconoscimento è andato a Sambuca di Sicilia, paese di origini arabe nella Valle del Belice.Sambuca di Sicilia, comune di 6.000 abitanti della Provincia di Agrigento, è al confine con quelle di Trapani e Palermo. Sorge su un costone roccioso di pietra arenaria ed ha uno sviluppo a pianta triangolare con vertice superiore sull’area di risulta del Castello di Zabuth, l’attuale Terrazzo “Belvedere”. Lo sviluppo dell’abitato è a fusi che si allargano man mano che ci si allontana dal vertice. Caratterizzano l’abitato oltre duecento cortili con scale esterne come nella tradizione araba. Pare che il paese sia stato fondato dall’Emiro Al Zabuth dopo lo sbarco in Sicilia dell’827. A ridosso del castello e della Chiesa Madre sorge il Quartiere Arabo chiamato in gergo “Setti Vaneddi”. Il Quartiere – il migliore impianto islamico conservato in Sicilia – si articola in sette “viuzze” molto strette. I vicoli, con manto stradale ciottolato, si collegano l’uno all’altro. Caratteristica del quartiere sono le cave di pietra – profonde fino a 18 mt – che si trovano sotto le abitazioni e dalle quali è stato ricavato il materiale per la costruzione delle case. Si tratta di una “città sommersa” recentemente recuperata e resa fruibile. Il paese ebbe notevole sviluppo dopo il 1400. In questi anni cominciano a costruirsi le prime chiese. La moschea araba fu trasformata in chiesa Cristiana e dedicata a San Giorgio. Nel XVI secolo il notevole sviluppo urbano accompagna quello demografico. Si rende necessario “sconfinare” oltre le mura. Il centro comincia a crescere in direzione Sud-Est. Cominciano a costruirsi i primi palazzi tra i quali Palazzo Panitteri – una sorta di complesso autonomo che si attesta su quattro vie – il Convento del Carmine, il Monastero di S. Caterina, l’Ospedale “Caruso” e più tardi i due Conventi Francescani. Lo sviluppo del centro segue la costruenda “Via Granni” su cui si attestano gli edifici più prestigiosi sia religiosi che civili. Le strade ora diventano più larghe e vi si attestano i palazzi della aristocrazia locale. In questo processo della “costruzione” della città trovano spazio la Chiesa della Concezione con il portale Chiaramontano del XV secolo, la Chiesa Barocca di Santa Caterina, fondata nel XVI secolo, con al suo interno un interessante apparato decorativo in stucco, la Chiesa del Carmine che custodisce la statua marmorea della Madonna dell’Udienza e infine l’ottocentesco Teatro Comunale “L’Idea”, gioiello dell’architettura locale. All’interno di questo sistema, si inseriscono il Museo Archeologico con i reperti Monte Adranone – sito archeologico in territorio sambucese, il più alto presidio punico della Sicilia occidentale – la Sala Espositiva su Fra Felice da Sambuca, la Pinacoteca Gianbecchina, che ripercorre la vita e le opere del pittore che ha dipinto la “fatica” dell’uomo e le “sculture tessili” della francese naturalizzata sambucese Silvie Clavel. La qualità del centro storico, le caratteristiche ambientali, la millenaria storia e la qualità della vita hanno fatto guadagnare a Sambuca il titolo di “Borgo dei Borghi 2016”.
• Sciacca (AG) Incastonata fra la valle dei Templi di Agrigento ed il Parco Archeologico di Selinunte, si trova una città scrigno, custode di tesori inestimabili. Da sempre Sciacca è stata meta di visitatori anche importanti ai quali ha offerto uno straordinario patrimonio intriso di storia, arte, natura. Citta Degna, ha conservato i tratti di un illustre passato. Chiese, Conventi, Palazzi nobiliari sono testimonianza di una storia millenaria che ha nelle Terme il suo maggiore punto di riferimento. Come scriveva Guido Piovene "Sciacca è la più antica stazione termale italiana" ed una delle più complete. Fanghi, acque sulfuree, stufe vaporose sono la sintesi di un benessere assicurato altresì dalla salubrità del clima. La natura trionfa su luminose albe e splendidi tramonti che, come annotava Giuseppe Tomasi di Lampedusa, accarezzano "un mare azzurrissimo, quasi nero, che scintilla furiosamente sotto il sole meridiano". E da questo mare Sciacca trae una delle sue grandi ricchezze: il famoso pesce di Sciacca da gustare fresco, ingentilito da un filo d'olio di oliva extravergine di Sciacca ed innaffiato da un buon bicchiere di vino DOC di Sciacca. Quel pesce lavorato con pazienza da mani sapienti nelle numerose aziende ittico conserviere note in tutto il mondo. C'è una sola Sciacca ed è in Sicilia, città ricca di colori dove terra, acqua e fuoco diventano superba ceramica. "I vasi stemperano la creta con l'acqua di mare che poi alla cottura rende bianchi i vasi". Così scriveva Jean Pierre Houel dei tanti vasai saccensi la cui arte antica si è tramandata nel tempo. Oggi Sciacca, comune componente il consiglio direttivo dell'Associazione Italiana Città della Ceramica, vanta un marchio di produzione DOC e numerosi laboratori disseminati nel centro storico. L'estro dei ceramisti di Sciacca genera anche magnifiche opere di cartapesta, grande attrazione del secolare Carnevale di Sciacca, "il più antico in Sicilia, il più allegro d'Italia". Nei sei giorni della grande festa i saccensi diventano poeti, ballerini, attori, musicisti, stilisti, ingegneri, dando vita ad un impareggiabile spettacolo senza transenne che cattura il visitatore avviluppandolo nel vortice del grande corteo mascherato. C'è una sola Sciacca ed è in Sicilia, terra del mito di Dedalo e patria di Agatocle "uno dei primi signori dell'isola, senz'altro uno dei suoi figli più grandi", come scriveva Richard De Saint. Sciacca terra del mito dell'isola Ferdinandea, riemersa per la terza volta nel 1831 cui è legata la meravigliosa storia del corallo di Sciacca come meravigliosa è la storia di Filippo Bentivegna, scultore dell'incanto. "Nel castello incantato c'è di tutto: potete provarvi a riconoscere Carlo Magno e il Conte Ruggero, Hitler e Mussolini"; parola di Matteo Collura che è rimasto rapito dalla bellezza e dalla singolarita del Castello Incantato. Sciacca è tutto questo e tanto altro. Oggi sta vivendo un nuovo fermento che segue il periodo di sviluppo turistico degli anni '80. Grossi imprenditori turistici quali ad esempio Sir Rocco Forte, Sviluppo Italia, Alpitour, Gruppo Sias hanno programmato investimenti di rilievo sul territorio saccense per integrale l'attuale offerta alberghiera che vede il Gruppo Aeroviaggi presente in modo massiccio. Ma accanto ai grandi progetti ci sono piccole iniziative complementari che fanno riferimento al PIT Acquae Labodes. Il tutto in una visione dinamica del territorio che si sta dotando del distretto turistico infraprovinciale "Terme Selinuntine" cui aderiscono ben venti comuni mentre l'imprenditoria alberghiera ha riunito le sue forze costituendo il consorzio turistico "STT". Ogni giorno dell'anno è buono per visitare Sciacca ma cercatela nel posto giusto perche c'è una sola Sciacca ed è in Sicilia.
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Sciacca
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• Sciacca (AG) Incastonata fra la valle dei Templi di Agrigento ed il Parco Archeologico di Selinunte, si trova una città scrigno, custode di tesori inestimabili. Da sempre Sciacca è stata meta di visitatori anche importanti ai quali ha offerto uno straordinario patrimonio intriso di storia, arte, natura. Citta Degna, ha conservato i tratti di un illustre passato. Chiese, Conventi, Palazzi nobiliari sono testimonianza di una storia millenaria che ha nelle Terme il suo maggiore punto di riferimento. Come scriveva Guido Piovene "Sciacca è la più antica stazione termale italiana" ed una delle più complete. Fanghi, acque sulfuree, stufe vaporose sono la sintesi di un benessere assicurato altresì dalla salubrità del clima. La natura trionfa su luminose albe e splendidi tramonti che, come annotava Giuseppe Tomasi di Lampedusa, accarezzano "un mare azzurrissimo, quasi nero, che scintilla furiosamente sotto il sole meridiano". E da questo mare Sciacca trae una delle sue grandi ricchezze: il famoso pesce di Sciacca da gustare fresco, ingentilito da un filo d'olio di oliva extravergine di Sciacca ed innaffiato da un buon bicchiere di vino DOC di Sciacca. Quel pesce lavorato con pazienza da mani sapienti nelle numerose aziende ittico conserviere note in tutto il mondo. C'è una sola Sciacca ed è in Sicilia, città ricca di colori dove terra, acqua e fuoco diventano superba ceramica. "I vasi stemperano la creta con l'acqua di mare che poi alla cottura rende bianchi i vasi". Così scriveva Jean Pierre Houel dei tanti vasai saccensi la cui arte antica si è tramandata nel tempo. Oggi Sciacca, comune componente il consiglio direttivo dell'Associazione Italiana Città della Ceramica, vanta un marchio di produzione DOC e numerosi laboratori disseminati nel centro storico. L'estro dei ceramisti di Sciacca genera anche magnifiche opere di cartapesta, grande attrazione del secolare Carnevale di Sciacca, "il più antico in Sicilia, il più allegro d'Italia". Nei sei giorni della grande festa i saccensi diventano poeti, ballerini, attori, musicisti, stilisti, ingegneri, dando vita ad un impareggiabile spettacolo senza transenne che cattura il visitatore avviluppandolo nel vortice del grande corteo mascherato. C'è una sola Sciacca ed è in Sicilia, terra del mito di Dedalo e patria di Agatocle "uno dei primi signori dell'isola, senz'altro uno dei suoi figli più grandi", come scriveva Richard De Saint. Sciacca terra del mito dell'isola Ferdinandea, riemersa per la terza volta nel 1831 cui è legata la meravigliosa storia del corallo di Sciacca come meravigliosa è la storia di Filippo Bentivegna, scultore dell'incanto. "Nel castello incantato c'è di tutto: potete provarvi a riconoscere Carlo Magno e il Conte Ruggero, Hitler e Mussolini"; parola di Matteo Collura che è rimasto rapito dalla bellezza e dalla singolarita del Castello Incantato. Sciacca è tutto questo e tanto altro. Oggi sta vivendo un nuovo fermento che segue il periodo di sviluppo turistico degli anni '80. Grossi imprenditori turistici quali ad esempio Sir Rocco Forte, Sviluppo Italia, Alpitour, Gruppo Sias hanno programmato investimenti di rilievo sul territorio saccense per integrale l'attuale offerta alberghiera che vede il Gruppo Aeroviaggi presente in modo massiccio. Ma accanto ai grandi progetti ci sono piccole iniziative complementari che fanno riferimento al PIT Acquae Labodes. Il tutto in una visione dinamica del territorio che si sta dotando del distretto turistico infraprovinciale "Terme Selinuntine" cui aderiscono ben venti comuni mentre l'imprenditoria alberghiera ha riunito le sue forze costituendo il consorzio turistico "STT". Ogni giorno dell'anno è buono per visitare Sciacca ma cercatela nel posto giusto perche c'è una sola Sciacca ed è in Sicilia.
• Caltabellotta (AG) http://biblus.acca.it/borghi-d-italia-caltabellotta/ Nel cuore della Sicilia si trova Caltabellotta, località antichissima nell’entroterra in provincia di Agrigento, che vi stupirà per la sua incredibile posizione: il paese si trova infatti tutto abbarbicato su dei picchi montuosi, con un’alta rupe che domina le case e una conformazione che segue il pendio irregolare e aspro del territorio. Per la sua posizione geografica ed i suoi capisaldi territoriali, venne identificata da storici della levatura dell’Inveges, dal Boudrand e da Ottavio Gaetani, con l’antica città Sicana di Camico, sulle cui rovine sorse la greca Triocala. Triocala deve il suo nome a tre caratteristiche naturali che la circondano: la Rocca che la rendeva inespugnabile, l’abbondanza delle acque e la fruttuosità delle sue campagne. Data l’origine e la lunga storia di Caltabellotta, non mancano monumenti e testimonianze di molte epoche diverse, tra cui resti archeologici greci e romani, le rovine del castello normanno sotto la rupe, un antico monastero benedettino, numerose chiese e molto altro ancora.Il Museo Civico di Palazzo della Signoria, nell’omonimo palazzo, ospita una mostra permanente di opere dello scultore Salvatore Rizzuti.
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Caltabellotta
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• Caltabellotta (AG) http://biblus.acca.it/borghi-d-italia-caltabellotta/ Nel cuore della Sicilia si trova Caltabellotta, località antichissima nell’entroterra in provincia di Agrigento, che vi stupirà per la sua incredibile posizione: il paese si trova infatti tutto abbarbicato su dei picchi montuosi, con un’alta rupe che domina le case e una conformazione che segue il pendio irregolare e aspro del territorio. Per la sua posizione geografica ed i suoi capisaldi territoriali, venne identificata da storici della levatura dell’Inveges, dal Boudrand e da Ottavio Gaetani, con l’antica città Sicana di Camico, sulle cui rovine sorse la greca Triocala. Triocala deve il suo nome a tre caratteristiche naturali che la circondano: la Rocca che la rendeva inespugnabile, l’abbondanza delle acque e la fruttuosità delle sue campagne. Data l’origine e la lunga storia di Caltabellotta, non mancano monumenti e testimonianze di molte epoche diverse, tra cui resti archeologici greci e romani, le rovine del castello normanno sotto la rupe, un antico monastero benedettino, numerose chiese e molto altro ancora.Il Museo Civico di Palazzo della Signoria, nell’omonimo palazzo, ospita una mostra permanente di opere dello scultore Salvatore Rizzuti.
• Realmonte e Scala dei Turchi https://www.zingarate.com/italia/sicilia/agrigento/scala-dei-turchi.html Uno splendido gioello bianco abbagliante che fa da cornice all'azzurro limpido del mare è la Scala dei Turchi. Descrivere la vista non è trasmissibile in pieno: bisogna viverla immergendosi con tutti i cinque sensi nella magia di questa incredibile scogliera di marna bianca. E' un luogo affascinante, dove secoli di pioggia e vento hanno scavato una gradinata naturale e il cui colore bianco è reso più abbagliante dalla luce del sole. La Scala dei Turchi non è solo natura ma è anche luogo evocato nella leggenda locale: si narra che i corsari saraceni (per i siciliani i "Turchi" è una connotazione negativa che indica tutte quelle popolazioni che un tempo erano dedite alla pirateria), ormeggiate le navi nelle acque calme, limpide e protette dalla Scala, si arrampicarono su quei "gradini" naturali raggiungendo la cima della scogliera e razziarono così i villaggi attorno, compreso il paese di Realmonte. L'esuberanza di questo luogo è data anche dall'insieme costituito dalle sue spiagge che si allungano ai fianchi, da Giallonardo a Pergole, Pietre Cadute, Lido Rossello, fino a Punta Grande, al confine con il territorio di Porto Empedocle. Per chi sceglie di visitare o soggiornare in questi luoghi, può raggiungere facilmente aree ricche di storia come, ad esempio, il non distante sito archeologico di Villa Romana che, oltre ad una invidiabile posizione, lo rendono un luogo di notevole suggestione, impossibile da perdere se si visitano questi luoghi. Lungo questa fascia costiera, inoltre si addensa una buona ricettività e ristorazione, tutto a formare un mix unico di luoghi, emozioni, odori, sapori e colori.
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Turkernes Trappe
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• Realmonte e Scala dei Turchi https://www.zingarate.com/italia/sicilia/agrigento/scala-dei-turchi.html Uno splendido gioello bianco abbagliante che fa da cornice all'azzurro limpido del mare è la Scala dei Turchi. Descrivere la vista non è trasmissibile in pieno: bisogna viverla immergendosi con tutti i cinque sensi nella magia di questa incredibile scogliera di marna bianca. E' un luogo affascinante, dove secoli di pioggia e vento hanno scavato una gradinata naturale e il cui colore bianco è reso più abbagliante dalla luce del sole. La Scala dei Turchi non è solo natura ma è anche luogo evocato nella leggenda locale: si narra che i corsari saraceni (per i siciliani i "Turchi" è una connotazione negativa che indica tutte quelle popolazioni che un tempo erano dedite alla pirateria), ormeggiate le navi nelle acque calme, limpide e protette dalla Scala, si arrampicarono su quei "gradini" naturali raggiungendo la cima della scogliera e razziarono così i villaggi attorno, compreso il paese di Realmonte. L'esuberanza di questo luogo è data anche dall'insieme costituito dalle sue spiagge che si allungano ai fianchi, da Giallonardo a Pergole, Pietre Cadute, Lido Rossello, fino a Punta Grande, al confine con il territorio di Porto Empedocle. Per chi sceglie di visitare o soggiornare in questi luoghi, può raggiungere facilmente aree ricche di storia come, ad esempio, il non distante sito archeologico di Villa Romana che, oltre ad una invidiabile posizione, lo rendono un luogo di notevole suggestione, impossibile da perdere se si visitano questi luoghi. Lungo questa fascia costiera, inoltre si addensa una buona ricettività e ristorazione, tutto a formare un mix unico di luoghi, emozioni, odori, sapori e colori.
• Miniera di Sale di Realmonte https://www.siciliabella.eu/realmonte-e-la-cattedrale-di-sale.html A circa 2,5 Km dal centro abitato di Realmonte è possibile visitare la miniera di salgemma che, insieme alla miniera di Racalmuto e a quella di Petralia Soprana, è una delle tre miniere siciliane di salgemma ancora attive. La miniera è nota per la qualità dei prodotti da essa estratti: ottimo sale da cucina, cainite ed altri sali potassici. Impressionante anche la lunghezza delle sue gallerie multipiano che si estendono nel sottosuolo per circa 25 km, interessando i territori di Siculiana e Raffadali. A rendere la visita della miniera ancora più suggestiva è la presenza al suo interno della “Cattedrale del Sale”, chiesa unica nel suo genere, adornata da statue e suppellettili ricavati scolpendo la roccia ed il sale. Tra le opere di maggiore interesse: la mensa, scolpita su un grosso blocco di sale, dove è raffigurato l'agnello, posta su un presbiterio sopraelevato di quattro gradini; l'ambone, anch’esso scolpito su un blocco di sale, dove si notano una croce ed il cero pasquale; la cattedra vescovile, una sorta di trono scolpito nella parete. Nella parete di chiusura dell’abside è stata scolpita in bassorilievo la figura di Santa Barbara; sulla parete di sinistra il bassorilievo di Gesù Crocifisso mentre sulla parete di destra troviamo il bassorilievo raffigurante la "Sacra Famiglia”. La Cattedrale del Sale ogni anno il 4 Dicembre, in occasione della festività dedicata a Santa Barbara, ospita una messa solenne celebrata dal vescovo.
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Realmonte
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• Miniera di Sale di Realmonte https://www.siciliabella.eu/realmonte-e-la-cattedrale-di-sale.html A circa 2,5 Km dal centro abitato di Realmonte è possibile visitare la miniera di salgemma che, insieme alla miniera di Racalmuto e a quella di Petralia Soprana, è una delle tre miniere siciliane di salgemma ancora attive. La miniera è nota per la qualità dei prodotti da essa estratti: ottimo sale da cucina, cainite ed altri sali potassici. Impressionante anche la lunghezza delle sue gallerie multipiano che si estendono nel sottosuolo per circa 25 km, interessando i territori di Siculiana e Raffadali. A rendere la visita della miniera ancora più suggestiva è la presenza al suo interno della “Cattedrale del Sale”, chiesa unica nel suo genere, adornata da statue e suppellettili ricavati scolpendo la roccia ed il sale. Tra le opere di maggiore interesse: la mensa, scolpita su un grosso blocco di sale, dove è raffigurato l'agnello, posta su un presbiterio sopraelevato di quattro gradini; l'ambone, anch’esso scolpito su un blocco di sale, dove si notano una croce ed il cero pasquale; la cattedra vescovile, una sorta di trono scolpito nella parete. Nella parete di chiusura dell’abside è stata scolpita in bassorilievo la figura di Santa Barbara; sulla parete di sinistra il bassorilievo di Gesù Crocifisso mentre sulla parete di destra troviamo il bassorilievo raffigurante la "Sacra Famiglia”. La Cattedrale del Sale ogni anno il 4 Dicembre, in occasione della festività dedicata a Santa Barbara, ospita una messa solenne celebrata dal vescovo.
• Teme di Montevago http://www.termeacquapia.it/ Le Terme Acqua Pia, situate a circa 7 km dall'antico borgo di Montevago, sono immerse in un rigoglioso parco accanto alla fonte termale, dove una vasca raccoglie l'acqua sgorgante dalla roccia calcarea in numerose piccole polle. Gli stabilimenti, edificati nel 1976, sono stati col tempo ampliati e ristrutturati fino a diventare un vero e proprio piccolo villaggio ideale per il relax e il benessere, con piscine termali, parco giochi, oltre a specifiche attrezzature per le cure e il benessere. Le acque termali: per tutte le terapie vengono usate le acque termali insieme ai fanghi, ricchi di solfati e sali minerali, e ai vapori prodotti dalle sorgenti.
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Terme Acqua Pia
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• Teme di Montevago http://www.termeacquapia.it/ Le Terme Acqua Pia, situate a circa 7 km dall'antico borgo di Montevago, sono immerse in un rigoglioso parco accanto alla fonte termale, dove una vasca raccoglie l'acqua sgorgante dalla roccia calcarea in numerose piccole polle. Gli stabilimenti, edificati nel 1976, sono stati col tempo ampliati e ristrutturati fino a diventare un vero e proprio piccolo villaggio ideale per il relax e il benessere, con piscine termali, parco giochi, oltre a specifiche attrezzature per le cure e il benessere. Le acque termali: per tutte le terapie vengono usate le acque termali insieme ai fanghi, ricchi di solfati e sali minerali, e ai vapori prodotti dalle sorgenti.
• Burgio ( ceramiche e fabbrica di campane) https://www.ilturista.info/guide.php?cat1=4&cat2=8&cat3=1&cat4=50&lan=ita La cittadina evidenzia le proprie origini saracene nella tipologia della sua struttura urbana. La storia della sua fondazione presenta date piuttosto approssimative. Pare tuttavia che sia stata fondata dopo l’anno 1000 sulle rovine dell’antica città sicana di Scirtea. Successivamente conquistata dai musulmani durante la loro espansione in Sicilia, fu poi ripresa dai Normanni che sconfissero l’emiro Hamud. Con ben 19 chiese e due castelli Burgio possiede un grande patrimonio artistico che specie se messo in rapporto al suo territorio, risulta veramente notevole. Il suo territorio ricade nel Parco dei Monti Sicani Principali Attrazioni – Cosa Vedere A Burgio L'assetto viario dimostra l'origine medievale del paese, caratterizzato da vie tortuose e strette. Nella parte alta, in via Pozzo Sant'Antonio, sorge la Chiesa Madre dedicata a S. Antonio Abate. Edificata nel sec. XII e ampiamente rimaneggiata nei secoli successivi, l'interno si presenta a tre navate e mostra caratteri cinquecenteschi. Tra le opere meglio conservate, una Madonna col Bambino, di Vincenzo Gagini, 1568, e un bel Crocifisso ligneo del santuario di Rifesi. La Chiesa di San Vito, in piazza IV Novembre,conserva una pregevole statua del Santo del 1552, di Antonello Gagini. La Chiesa di S. Giuseppe, in piazza Roma, fu costruita nel 1623. L'edificio presenta un impianto di base rettangolare ad unica navata e offre un ricco esempio di equilibrata ed armoniosa architettura barocca e rococò. Il prospetto esterno presenta un frontone triangolare riccamente intagliato con elementi decorativi. Interessante è il campanile, la cui cuspide è decorata con maiolica policroma. I due castelli di Burgio, quello dei Peralta (XII sec. di certa origine saracena) e dei Ventimiglia ( Castello Cristia) (XIV sec.) sono collocati, il primo nel centro della cittadina e l’altro a circa 10 km dall’abitato. Quest'ultimo si erge su una rocca che domina la vallata sottostante, edificato nel medioevo con la classica architettura da fortezza. Oggi rimangono solo i ruderi ma che ne testimoniano la sua grandezza. Le botteghe dell’artigianato di Burgio Qui l'attività artigianale è molto viva ed originale, Burgio vanta l'unica fonderia di campane della Sicilia ed tra le più antiche fonderie di campane d'Italia. La fonderia di Mario Virgadamo è da secoli oramai il punto di riferimento nella produzione di campane in bronzo, l'inizio dell'attività risale addirittura al diciottesimo secolo. Ma a Burgio esiste anche un'altro tipo di artigianato rivolto alla produzione di originali articoli in terracotta realizzati con metodi particolarmente antichi e le cui origini risalgono addirittura ai tenpi dei coloni greci. Museo delle Mummie All'interno del Convento dei Cappuccini, recentemente restaurato, sono state recuperate le mummie insieme a vestiti e monili originari. Una inquietante passeggiata tra scheletri ed arredi funebri risalenti al XVIII ed al XIX secolo, mummificati secondo le tecniche antiche dei frati francescani. Info: Il museo è visitabile tutti i giorni, domenica compreso, contattando l'ufficio al turismo del Comune di Burgio che potrà disporre anche l'accompagnamento con una guida. Per prenotazioni e informazioni: 0925 65013 - e-mail: comuneburgio. turismo@libero .it
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Burgio
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• Burgio ( ceramiche e fabbrica di campane) https://www.ilturista.info/guide.php?cat1=4&cat2=8&cat3=1&cat4=50&lan=ita La cittadina evidenzia le proprie origini saracene nella tipologia della sua struttura urbana. La storia della sua fondazione presenta date piuttosto approssimative. Pare tuttavia che sia stata fondata dopo l’anno 1000 sulle rovine dell’antica città sicana di Scirtea. Successivamente conquistata dai musulmani durante la loro espansione in Sicilia, fu poi ripresa dai Normanni che sconfissero l’emiro Hamud. Con ben 19 chiese e due castelli Burgio possiede un grande patrimonio artistico che specie se messo in rapporto al suo territorio, risulta veramente notevole. Il suo territorio ricade nel Parco dei Monti Sicani Principali Attrazioni – Cosa Vedere A Burgio L'assetto viario dimostra l'origine medievale del paese, caratterizzato da vie tortuose e strette. Nella parte alta, in via Pozzo Sant'Antonio, sorge la Chiesa Madre dedicata a S. Antonio Abate. Edificata nel sec. XII e ampiamente rimaneggiata nei secoli successivi, l'interno si presenta a tre navate e mostra caratteri cinquecenteschi. Tra le opere meglio conservate, una Madonna col Bambino, di Vincenzo Gagini, 1568, e un bel Crocifisso ligneo del santuario di Rifesi. La Chiesa di San Vito, in piazza IV Novembre,conserva una pregevole statua del Santo del 1552, di Antonello Gagini. La Chiesa di S. Giuseppe, in piazza Roma, fu costruita nel 1623. L'edificio presenta un impianto di base rettangolare ad unica navata e offre un ricco esempio di equilibrata ed armoniosa architettura barocca e rococò. Il prospetto esterno presenta un frontone triangolare riccamente intagliato con elementi decorativi. Interessante è il campanile, la cui cuspide è decorata con maiolica policroma. I due castelli di Burgio, quello dei Peralta (XII sec. di certa origine saracena) e dei Ventimiglia ( Castello Cristia) (XIV sec.) sono collocati, il primo nel centro della cittadina e l’altro a circa 10 km dall’abitato. Quest'ultimo si erge su una rocca che domina la vallata sottostante, edificato nel medioevo con la classica architettura da fortezza. Oggi rimangono solo i ruderi ma che ne testimoniano la sua grandezza. Le botteghe dell’artigianato di Burgio Qui l'attività artigianale è molto viva ed originale, Burgio vanta l'unica fonderia di campane della Sicilia ed tra le più antiche fonderie di campane d'Italia. La fonderia di Mario Virgadamo è da secoli oramai il punto di riferimento nella produzione di campane in bronzo, l'inizio dell'attività risale addirittura al diciottesimo secolo. Ma a Burgio esiste anche un'altro tipo di artigianato rivolto alla produzione di originali articoli in terracotta realizzati con metodi particolarmente antichi e le cui origini risalgono addirittura ai tenpi dei coloni greci. Museo delle Mummie All'interno del Convento dei Cappuccini, recentemente restaurato, sono state recuperate le mummie insieme a vestiti e monili originari. Una inquietante passeggiata tra scheletri ed arredi funebri risalenti al XVIII ed al XIX secolo, mummificati secondo le tecniche antiche dei frati francescani. Info: Il museo è visitabile tutti i giorni, domenica compreso, contattando l'ufficio al turismo del Comune di Burgio che potrà disporre anche l'accompagnamento con una guida. Per prenotazioni e informazioni: 0925 65013 - e-mail: comuneburgio. turismo@libero .it
• Teatro di Andromeda http://teatroandromeda.it/ Da tutto il mondo in Sicilia per vederlo: il magico "Teatro" del pastore Lorenzo Lorenzo Reina è un pastore che si è improvvisato architetto e oggi il suo "Teatro di Andromeda" finisce alla Biennale di Architettura di Venezia: la curiosa e visionaria storia Quando alcuni studenti di architettura, anni fa, parlarono con i loro professori del Teatro di Andromeda gli edotti risposero che non andava preso a modello perché dal punto di vista architettonico non rispettava molti criteri. Quest'anno, Lorenzo Reina, che questo teatro lo ha costruito pietra su pietra nel corso di trent'anni, si è preso una bella rivincita, come diremmo noi siciliani: "si è mangiato una fetta di carne". Reina è stato invitato a partecipare alla XVI edizione della Biennale internazionale di Architettura, dove da giugno espone e racconta la sua grande passione lunga una vita. A Santo Stefano Quisquina in provincia di Agrigento, nel cuore della Sicilia, c'è un teatro di pietra en plain air con una visuale mozzafiato su una vallata scoscesa. E non solo, c'è anche un parco ricco di opere artistiche realizzate da lui e, attualmente, sta anche costruendo un altro teatro, al chiuso, per le rappresentazioni in inverno, quando a mille metri di altezza sul livello del mare c'è molto freddo per stare all'aperto. Lorenzo, per volontà del padre, è un pastore anche se avrebbe voluto essere uno scultore, parlare con lui è un piacere e una piacevole scoperta, ha molte cose da dire e da insegnare: conosce bene la storia, la filosofia, l'arte, l'astronomia e soprattutto le leggi della natura, ma è un autodidatta perché i suoi studi si fermano alla terza media. Trent'anni fa quando era in giro per portare al pascolo il suo gregge di pecore nel suo appezzamento di terra e arrivò in questo belvedere naturale, una terrazza sospesa tra il cielo e la terra, e vide le sue pecore disposte in modo sparso ma tutte rapite dalla bellezza della visuale, un momento ascetico di comunione assoluta con la natura e, perché no, anche con Dio. Quel giorno si immagino un teatro dedicato alla costellazione di Andromeda proprio in quel punto che regala tramonti, notti stellate e panorami incredibili. Cominciò a mettere una pietra sull'altra pietra, giorno dopo giorno, per trent'anni: «Ancora non ho smesso e spero di non smettere mai - dice Reina con il suo sorriso perfetto e i suoi occhi buoni - io mi sono talmente immedesimato in questo teatro che mi sento parte di esso e ho sempre voglia di miglioralo, proprio come faccio con me stesso». E dopo una vita di sacrifici tra le soddisfazioni e le sofferenze quest'anno è arrivata la consacrazione: il suo teatro è un unicum architettonico ed è stato scelto ed è in esposizione tra i sessanta progetti a tema "Arcipelago Italia" al Padiglione Italia curato da Mario Cucinella, fino al 25 novembre (leggi di più). «È la prima volta che un pastore espone alla biennale di architettura - aggiunge - ho dovuto rinunciare a tante cose nella mia vita per aiutare mio padre nei campi persino agli studi, mi sarebbe piaciuto fare l'università e invece prendevo in prestito i libri di mia sorella e li leggevo al pascolo». Al teatro arrivano turisti da tutto il mondo, anche siciliani migrati all'estero, alcuni per assistere alle rappresentazioni o alle serate in programma al teatro. Ma con l'esposizione a Venezia i turisti sono più che raddoppiati, arrivando a 700 visite in un mese.
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Teatro Andromeda
Contrada Rocca
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• Teatro di Andromeda http://teatroandromeda.it/ Da tutto il mondo in Sicilia per vederlo: il magico "Teatro" del pastore Lorenzo Lorenzo Reina è un pastore che si è improvvisato architetto e oggi il suo "Teatro di Andromeda" finisce alla Biennale di Architettura di Venezia: la curiosa e visionaria storia Quando alcuni studenti di architettura, anni fa, parlarono con i loro professori del Teatro di Andromeda gli edotti risposero che non andava preso a modello perché dal punto di vista architettonico non rispettava molti criteri. Quest'anno, Lorenzo Reina, che questo teatro lo ha costruito pietra su pietra nel corso di trent'anni, si è preso una bella rivincita, come diremmo noi siciliani: "si è mangiato una fetta di carne". Reina è stato invitato a partecipare alla XVI edizione della Biennale internazionale di Architettura, dove da giugno espone e racconta la sua grande passione lunga una vita. A Santo Stefano Quisquina in provincia di Agrigento, nel cuore della Sicilia, c'è un teatro di pietra en plain air con una visuale mozzafiato su una vallata scoscesa. E non solo, c'è anche un parco ricco di opere artistiche realizzate da lui e, attualmente, sta anche costruendo un altro teatro, al chiuso, per le rappresentazioni in inverno, quando a mille metri di altezza sul livello del mare c'è molto freddo per stare all'aperto. Lorenzo, per volontà del padre, è un pastore anche se avrebbe voluto essere uno scultore, parlare con lui è un piacere e una piacevole scoperta, ha molte cose da dire e da insegnare: conosce bene la storia, la filosofia, l'arte, l'astronomia e soprattutto le leggi della natura, ma è un autodidatta perché i suoi studi si fermano alla terza media. Trent'anni fa quando era in giro per portare al pascolo il suo gregge di pecore nel suo appezzamento di terra e arrivò in questo belvedere naturale, una terrazza sospesa tra il cielo e la terra, e vide le sue pecore disposte in modo sparso ma tutte rapite dalla bellezza della visuale, un momento ascetico di comunione assoluta con la natura e, perché no, anche con Dio. Quel giorno si immagino un teatro dedicato alla costellazione di Andromeda proprio in quel punto che regala tramonti, notti stellate e panorami incredibili. Cominciò a mettere una pietra sull'altra pietra, giorno dopo giorno, per trent'anni: «Ancora non ho smesso e spero di non smettere mai - dice Reina con il suo sorriso perfetto e i suoi occhi buoni - io mi sono talmente immedesimato in questo teatro che mi sento parte di esso e ho sempre voglia di miglioralo, proprio come faccio con me stesso». E dopo una vita di sacrifici tra le soddisfazioni e le sofferenze quest'anno è arrivata la consacrazione: il suo teatro è un unicum architettonico ed è stato scelto ed è in esposizione tra i sessanta progetti a tema "Arcipelago Italia" al Padiglione Italia curato da Mario Cucinella, fino al 25 novembre (leggi di più). «È la prima volta che un pastore espone alla biennale di architettura - aggiunge - ho dovuto rinunciare a tante cose nella mia vita per aiutare mio padre nei campi persino agli studi, mi sarebbe piaciuto fare l'università e invece prendevo in prestito i libri di mia sorella e li leggevo al pascolo». Al teatro arrivano turisti da tutto il mondo, anche siciliani migrati all'estero, alcuni per assistere alle rappresentazioni o alle serate in programma al teatro. Ma con l'esposizione a Venezia i turisti sono più che raddoppiati, arrivando a 700 visite in un mese.
• Terme naturali di Segesta _ Polle del Crimiso I bagni liberi di Segesta, detti “Polle del Crimiso”, sono costituiti da affioramenti di acqua termale di origine vulcanica che sgorga sulle sponde del fiume omonimo. E’ possibile fare il bagno nelle piccole anse riparate del fiume, dove il flusso di acqua calda, al riparo dalla corrente del fiume, raggiunge temperature molto piacevoli. Tali acque sgorgano infatti alla sorgente alla temperatura di circa 47 gradi. Molto bello il contesto naturale delle Polle del Crimiso: i bagni liberi sono infatti immersi in un ambiente fatto di canneti e tamerici, ma soprattutto delle suggestive pareti rocciose di travertino bianco striato di rosa che rende particolarmente pittoresco il panorama.
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Terme Segestane
1 Contrada Ponte Bagni
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• Terme naturali di Segesta _ Polle del Crimiso I bagni liberi di Segesta, detti “Polle del Crimiso”, sono costituiti da affioramenti di acqua termale di origine vulcanica che sgorga sulle sponde del fiume omonimo. E’ possibile fare il bagno nelle piccole anse riparate del fiume, dove il flusso di acqua calda, al riparo dalla corrente del fiume, raggiunge temperature molto piacevoli. Tali acque sgorgano infatti alla sorgente alla temperatura di circa 47 gradi. Molto bello il contesto naturale delle Polle del Crimiso: i bagni liberi sono infatti immersi in un ambiente fatto di canneti e tamerici, ma soprattutto delle suggestive pareti rocciose di travertino bianco striato di rosa che rende particolarmente pittoresco il panorama.
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Ruins of Poggioreale
SP27
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Porto Palo
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Offerta gastronomica

Foresteria Planeta Gustare l'eccellenza La cucina a vista de La Foresteria Planeta, con le sue maioliche bianche e blu e i fornelli che si affacciano direttamente su una panoramica Garden Room, propone un’esperienza gastronomica fortemente radicata nelle tradizioni e nella storia della famiglia Planeta. La cucina di Casa Planeta e i piatti creativi dello chef Angelo Pumilia sono i registi del Ristorante, un esclusivo viaggio nella cucina siciliana per rendervi protagonisti di un simposio culturale e gastronomico. Contatti +39/09251955460
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La Foresteria Planeta Estate
Km 91 SP79 Km 91
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Foresteria Planeta Gustare l'eccellenza La cucina a vista de La Foresteria Planeta, con le sue maioliche bianche e blu e i fornelli che si affacciano direttamente su una panoramica Garden Room, propone un’esperienza gastronomica fortemente radicata nelle tradizioni e nella storia della famiglia Planeta. La cucina di Casa Planeta e i piatti creativi dello chef Angelo Pumilia sono i registi del Ristorante, un esclusivo viaggio nella cucina siciliana per rendervi protagonisti di un simposio culturale e gastronomico. Contatti +39/09251955460
Lo Squalo Porto specialità: sarde arrostite alla griglia e pizza siciliana “Rianata” con cipolla di Partanna , pomodoro, acciughe e pecorino Contatti +39 3314269454
Lo Squalo (Ristorante, Pizzeria)
1 Via Piemonte
Lo Squalo Porto specialità: sarde arrostite alla griglia e pizza siciliana “Rianata” con cipolla di Partanna , pomodoro, acciughe e pecorino Contatti +39 3314269454
Torre Salsa/Montallegro Capitolo Primo Il Ristorante Capitolo Primo è il luogo ideale in cui trascorrere un piacevole pranzo o una splendida serata, gli ambienti caldi ed accoglienti fanno da cornice alla strepitosa cucina dello Chef Damiano Ferraro. La varietà di piatti e la maestria dello Chef esaltano il gusto ed i sapori della cucina mediterranea Via Trieste, Montallegro (AG) Tel. +393397592176
Relais Briuccia
1 Via Trieste
Torre Salsa/Montallegro Capitolo Primo Il Ristorante Capitolo Primo è il luogo ideale in cui trascorrere un piacevole pranzo o una splendida serata, gli ambienti caldi ed accoglienti fanno da cornice alla strepitosa cucina dello Chef Damiano Ferraro. La varietà di piatti e la maestria dello Chef esaltano il gusto ed i sapori della cucina mediterranea Via Trieste, Montallegro (AG) Tel. +393397592176
Pizzeria Calvino ( prenotare con anticipo 3/4 giorni o gustare la piazza al banco/ ne vale comunque la pena) +39 (0) 92321464
71 lokale anbefaler
Pizzeria Calvino
71 Via Nunzio Nasi
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Pizzeria Calvino ( prenotare con anticipo 3/4 giorni o gustare la piazza al banco/ ne vale comunque la pena) +39 (0) 92321464
Serisso 47 ristorante per un ottimo cous cous trapanese e non solo +39 0923 26113
14 lokale anbefaler
Serisso 47
47 Via Serisso
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Serisso 47 ristorante per un ottimo cous cous trapanese e non solo +39 0923 26113
CTA pesca Ostricheria Molluscheria Contatti +39 (0) 923934151
C.T.A. Pesca di Tumbiolo Gaspare & C.
800 Km 50
CTA pesca Ostricheria Molluscheria Contatti +39 (0) 923934151
La Bettola +39 0923 946422
6 lokale anbefaler
La Bettola
32 Via Franco Maccagnone
6 lokale anbefaler
La Bettola +39 0923 946422
Ristorante ad “ un passo dal mare” Cortesia del personale e buon rapporto qualità prezzo!
10 lokale anbefaler
Salisá
Via degli Oleandri
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Ristorante ad “ un passo dal mare” Cortesia del personale e buon rapporto qualità prezzo!
26 lokale anbefaler
Ristorante la Madia
22 Corso Filippo Re Capriata
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10 lokale anbefaler
Lido Zabbara
1 Via Pigafetta
10 lokale anbefaler
Dove potete gustare il più buon carpaccio di Tonno rosso del mediterraneo e tante altre prelibatezze locali
24 lokale anbefaler
Ristorante da Vittorio
9 Via Friuli Venezia Giulia
24 lokale anbefaler
Dove potete gustare il più buon carpaccio di Tonno rosso del mediterraneo e tante altre prelibatezze locali
Vi potrete deliziare degustando il famoso gambero rosso di Mazara del Vallo e i meravigliosi piatti proposti da Luca
Ammàri - Racconti e cucina di mare
10 Piazza San Veneranda
Vi potrete deliziare degustando il famoso gambero rosso di Mazara del Vallo e i meravigliosi piatti proposti da Luca
Per un aperitivo glamour immersi tra le dune sabbiose della meravigliosa spiaggia di Porto Palo
Harundo Mare
Via Orvieto
Per un aperitivo glamour immersi tra le dune sabbiose della meravigliosa spiaggia di Porto Palo
Trattoria pied dans l’eau; consigliato a tutte le ore del giorno!
Lido TUKÈ
56 Via Usodimare Antoniotto
Trattoria pied dans l’eau; consigliato a tutte le ore del giorno!